Finalmente un film di guerra che si sofferma -davvero- sulla guerra; si può dire che infatti non vi sia nulla di più distante dalle classiche parabole hollywoodiane esagitate e gloriose, dal patriottismo innamorato e soprattutto da quel tranello in cui spesso cadono molti film che si fanno raccontare da sequenze d'azione: ovvero le frasi fatte, gli scontri a chi perde più sangue e le esplosioni demotivate.
The Hurt Locker non è niente di tutto questo: è guerra, quella vera, quella che fanno anche adesso. Tre soldati divisi dal desiderio di tornare a casa, la paura e la foga per l'adempimento del dovere: tra loro e la riuscita della missione c'è solo moltissima polvere, angoscia, tensione e morte. La morte non ha quei drammi che molti altri film avrebbero voluto raccontare, la morte è un istante, una mina antiuomo che non chiede tragedia né grida. Questo film racconta drammi umani molti diversi ma che convergono tutti nello stesso stato di alienazione, in un estenuante countdown che aspetta solo il termine del mandato.
A guidare nella lettura del film vi sono le colonne sonore, praticamente assenti. Solo qualche accenno per i momenti più tensivi, il resto non chiede attenzioni, non vi sono cavalcate adrenaliniche né inni di gloria a missione compiuta. Finita una, ne inizia meccanicamente un'altra. Come se il cinema cercasse di non filtrare la cruda verità della guerra.
- Alison
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