venerdì 4 novembre 2016

Nuwanda Nuwanda, un libro e un'identità avvolta nel mistero


Qualche mese fa abbiamo letto un romanzo breve, dal titolo "Ah...Ahh...Ahhh...", abbiamo scritto una recensione e siamo stati premiati. Ora è arrivato il momento di scoprire chi si nasconde dietro questo libro. Ci siamo riusciti, a metà... Buona lettura! 

  • Salve, si presenti ai lettori in due righe!

Il mio nome è Nuwanda, NuwandaNuwanda. Nuwanda c’est moi! Io sono io e non potrei essere nessun altro.Non sono altro che io.
Scherzo, ma se davvero siete intenzionati a sapere qualcosa in più su di me ho un blog http://eadessochecosaseidispostoafare.blogspot.it/
Vi aspetto.

  •  Abbiamo letto il romanzo “Ah…Ahh…Ahhh…”. Come è nata questa idea?

Non saprei dirlo con esattezza. La realtà è che le idee nascono all’improvviso, dalla necessità di trovare una soluzione, però, solo quelle che superano la “nottata”, la gestazione, che si riescono a trascrivere e poi resistono nel tempo,valgono la pena di essere realizzate. Questo romanzo nasce da un senso d’incomunicabilità, il fatto che una parola, un’espressione o un libro possa generare nel nostro interlocutore una reazione diversa, persino contraria al nostro stesso volere, mi ha spinto a impugnare la penna per fermare queste sensazioni. Basti pensare come una risata possa sconfinare in un pianto, il suo esatto opposto, allora tutto può essere fonte di fraintendimenti. Ho voluto trattare quest’argomento in chiave ironica, perché credo sia la strada migliore per veicolare alcuni messaggi, altrimenti più difficili da far passare. A questo proposito, amo ricordare i giullari di corte, che nella loro infinita sapienza, erano gli unici che potevano burlarsi di taluni poteri, protetti da un loro modo giocoso di vedere le cose.

  • Il titolo suggerisce una differente lettura in base al tono con cui viene pronunciata, come sottolineato nelle prime pagine. Qual è, per lei, la lettura giusta?

Non ci crederà, ma io ogni volta la leggo in maniera diversa, in base allo stato d’animo del momento. Mentre scrivevo il romanzo, la leggevo più come un senso di dolore, una volta terminato invece l’ho interpretata come un’emozione di gioia: questa è la difficoltà di esprimere un concetto. Proprio il fatto che, su una singola parola, possano esserci più opinioni, tali da non distinguere più la verità,merita una profonda riflessione. Qui cade la certezza matematica, ad esempio di un 2+2=4, perché dialogando, gesticolando, la nostra somma aritmetica potrebbe portaci anche un valore diverso, non previsto.

  • Il romanzo spazia dal noir al drammatico con sfumature dal sapore grottesco. Un esperimento forse azzardato, ma riuscito, di combinazione di generi. Una scelta voluta e studiata nei dettagli?

La ringrazio per questa domanda così acuta. Sono tanti i messaggi che volevotrasmettere in questo romanzo e legarmi a un solo genere, non mi avrebbe lasciato i margini di manovra che ricercavo. Subito ho pensato a un romanzo breve, che poi anch’esso è un sottogenere di un genere, ma in questo caso la scelta è stata dettata dal fatto che ormai si legge troppo poco e poi trovare qualcuno che presti tanta attenzione a un totale sconosciuto, sarebbe stato per me chiedere troppo. Se qualcuno mi ha seguito adesso, la speranza è che possa farlo anche per romanzi più lunghi. La combinazione di generi, inoltre, non deve indurre il lettore ad ancorarsi su un unico filone narrativo, ad esempio, qui nulla importa di scoprire chi possa essere l’assassino, l’evento passa totalmentein secondo piano, invitando il lettore a soffermarsi di più su altri aspetti.“Pochi conoscono la morte” è il titolo del libro dello scrittore Bentivoglio, che sembra essere anche la chiave di volta su cui ruotano gli eventi. Tutti i personaggi, inoltre, sono così concentrati su stessi, eppure in cerca di attenzioni, che la trama si divide in tante sfaccettature, disorientando.


  •   I personaggi sono bizzarri, a partire dai nomi. A cosa si ispira per definire le personalità dei singoli protagonisti?

Anche qui l’assonanza delle parole è intenzionale e i nomi dei personaggi assumano un significato particolare, a volte di più facile intuizione come il poliziotto – fotografo Scattino, derivante da “scatto fotografico”. In altre circostanze,invece,il significato è più criptico, come per lo scrittore Bentivoglio, dove ho voluto dargli “un’impronta personale”, avendo provato molta simpatia per questo personaggio, ho scelto“Ben-ti-voglio”. Molto più in generale, però, deve pensare che ogni singolo personaggio richiede uno studio profondo, in grado di renderlo diverso da tutti quelli che compaiono sulla scena e soprattutto che abbia qualcosa da dire e mostrare.

  • Perché leggere il romanzo “Ah…Ahh…Ahhh…”?

Ricordo una bellissima canzone napoletana, deve sapere che Napoli è un paese con il quale vivo un rapporto particolare, questo un po’ traspare nelle mie opere.Dicevo che esiste una canzone in cui è proprio esasperata la domanda: “Pecchè?”.La risposta – non risposta è di mirabile effetto: “Pecchéndrínghetendrà, ’mmiez’o mare nu scoglio ’nce sta, tutte vènono a bevere ccà,pecchéndrínghete, ndrínghete, ndrà”. Questo per dire che ognuno può trovare dentro di sé lostimolo per la lettura di un romanzo. L’autore si propone, sta poi al lettore fare il passo successivo.

  • La sua identità è avvolta nel mistero. A cosa si deve la scelta dello pseudonimo “Nuwanda”?

Cerco sempre di evitare un po’ le domande personali. Perché in fondo ho sempre creduto che un romanzo si giudica solo dalla storia raccontata. L’autore dovrebbe proprio sparire, per non essere ingombrante. Conta solo il testo e null’altro. Nuwanda è uno spirito indiano, nominato anche nel film “L’attimo fuggente”, e proprio in questa pellicola è possibile ottenere la frase che mi ha in qualche modo ispirato: “Rispettando lo spirito di appassionata sperimentazione dei nostri poeti, io rinuncio al nome di Charlie Dalton, d'ora in poi chiamatemi Nuwanda”. Così anch’io, in questo processo di sperimentazione, ho rinunciato al mio nome. Del resto in questo campo ci sono tanti esempi illustri, come Elena Ferrante o Simenon,quest’ultimo arrivato a “27” pseudonimi. Resta però in me la voglia difirmare con il mio nome reale i miei scritti, per evitare che possano disperdersi, che non ci sia nessuno a difenderli. A volte sembra quasi che ti sia tolta la possibilità di avere un diritto, come una premiazione o un semplice firma-copie. Non appena ce ne sarà l’occasione e un mio libro otterrà una certa attenzione, lo accompagnerò svelando il mistero. 

  • Progetti per il futuro?

Il fatto che ci possa essere un futuro è una già una cosa positiva e in questa sferzata di ottimismo posso anticipare di aver terminato un nuovo romanzo, appena troverà la strada giusta, spero che il vostro salotto possa ospitarmi nuovamente. A presto.

Ringraziamo Nuwanda per la disponibilità,

Per tutti gli aggiornamenti, seguiteci su Salottieri in Viaggio, vi aspettiamo!

- Sher

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