Michael Stuhlbarg nei panni di Larry |
La
ricerca dell'ordine, ammesso che un ordine ci sia. Non c'è opera dei fratelli
Coen che non renda alla realtà il suo vero e il suo falso. Ancora un film che
ne riprende a pieno le tematiche e le sviscera a tal punto da renderle visibili
e chiare, come se i personaggi e la situazioni fossero ombre di concetti resi
eterni.
A serious man (regia di Ethan e Joel Coen, 2009) narra le vicende di Larry, un uomo qualunque impegnato in una vita assolutamente rientrante nell'ordinario. Anzi quella del protagonista è una vita "retta", organizzata nel giusto, che ha mediamente scelto il bene e fa del suo meglio per sopravvivere.
Una famiglia, un lavoro, una ferrea fede ebraica (da non dimenticare la fondante formazione giudaica dei due registi, che sfruttano eccellentemente). L'analogia però a questo punto va riportata, la citazione va colta, è necessario avere dimestichezza con un libro dell'Antico Testamento per cogliere appieno il significato del film, il libro di Giobbe. Le storie procedono di pari passo e arrivano alla stessa soluzione.
Uomini giusti, che nel giusto incappano in un crescendo di disgrazie e sfortune, e lì sorge una domanda, perché? Larry cerca di capire, cerca risposte e si consulta coi rabbì, ma mai nulla di concreto, mai la capacità di rispondere a tali problemi se non con strani consigli al limite del nonsense e dell'enigmatico; le spiegazioni cadono sempre in logiche retributive, si cercano colpe per ritenere "giusta punizione" ciò che accade.
Un film che meriterebbe decine di righe di commento ancora ma che forse toglierebbero gusto alla trama; la ricerca però è fondamentale, capire il volto di Dio, come sia accettabile un mondo di sofferenza dinnanzi alla fede verso l'entità buona per antonomasia.
A serious man (regia di Ethan e Joel Coen, 2009) narra le vicende di Larry, un uomo qualunque impegnato in una vita assolutamente rientrante nell'ordinario. Anzi quella del protagonista è una vita "retta", organizzata nel giusto, che ha mediamente scelto il bene e fa del suo meglio per sopravvivere.
Una famiglia, un lavoro, una ferrea fede ebraica (da non dimenticare la fondante formazione giudaica dei due registi, che sfruttano eccellentemente). L'analogia però a questo punto va riportata, la citazione va colta, è necessario avere dimestichezza con un libro dell'Antico Testamento per cogliere appieno il significato del film, il libro di Giobbe. Le storie procedono di pari passo e arrivano alla stessa soluzione.
Uomini giusti, che nel giusto incappano in un crescendo di disgrazie e sfortune, e lì sorge una domanda, perché? Larry cerca di capire, cerca risposte e si consulta coi rabbì, ma mai nulla di concreto, mai la capacità di rispondere a tali problemi se non con strani consigli al limite del nonsense e dell'enigmatico; le spiegazioni cadono sempre in logiche retributive, si cercano colpe per ritenere "giusta punizione" ciò che accade.
Un film che meriterebbe decine di righe di commento ancora ma che forse toglierebbero gusto alla trama; la ricerca però è fondamentale, capire il volto di Dio, come sia accettabile un mondo di sofferenza dinnanzi alla fede verso l'entità buona per antonomasia.
- Alison
Puoi trovare la recensione della scorsa settimana qui.
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