Moltissimi, forse tutti, avranno sentito parlare di Chris
McCandless, alias Alexander
Supertramp, un giovane ragazzo che, terminati gli studi, ha deciso di
abbandonare tutto e tutti, donare tutti i suoi averi in beneficenza e partire
per l’Alaska, alla scoperta di posti selvaggi e, soprattutto, di sé stesso.
Partiamo dal
presupposto che amo la storia di Alex Supertramp, il suo coraggio,
l’insofferenza nei confronti delle regole imposte dalla società, la voglia di
evadere. Una storia vera, tra l’altro, e si sa che questo dettaglio non da poco
incrementa sempre il pathos durante
la visione o la lettura.
Ho visto
prima il film, mi sono appassionata e ho letto il libro, anche se normalmente
preferisco fare il contrario e costruire in testa la sceneggiatura, i
personaggi, i luoghi, le diverse situazioni.
Il film,
scritto e diretto da Sean Penn nel
2007, mi ha letteralmente emozionata. Innanzitutto per la colonna sonora, che
avrò ascoltato un migliaio di volte, di Eddie
Vedder, leader del gruppo rock Pearl
Jam, voce sporca e profonda e un ukulele che ti manda dritto in paradiso.
Non avrebbe potuto fare di meglio, in particolare con il brano Society di denuncia contro i canoni del
mondo moderno, consumista e globalizzato. Inoltre, la bravura di Emile Hirsch, nei panni di Chris/Alex, non è indifferente. La maggior parte del film si
svolge nelle fredde terre d’Alaska in solitudine con le difficoltà annesse ai
pericoli esterni, alla ricerca del cibo e di un alloggio. E non è facile
riuscire a coinvolgere lo spettatore quando il copione prevede pochi,
pochissimi dialoghi. Perfettamente calato nella parte.
E poi ci sono i paesaggi.
Maestosi, incontaminati, dominati solo da Madre Terra; luoghi in cui l’uomo non
ha diritto di proferire parola, ma solo di osservare e inchinarsi allo
spettacolo della natura. Da pelle d’oca.
Purtroppo, come capita spesso
nella riproduzione cinematografica, mancano tante scene e dettagli che
avrebbero contribuito a rendere il film ancora più reale e perfetto.
Il libro è stato scritto nel
1997 da Jon Krakauer, basato sulle
testimonianze delle persone incontrate da Chris/Alex durante il percorso verso
l’Alaska e sui diari e appunti che il giovane era solito scrivere, ovunque si
trovasse. Durante il lungo viaggio,
infatti, diversi sono stati gli incontri umani; dalla coppia spensierata di
hippie, innamorati della natura e del vivere alla giornata senza troppi
programmi, al trebbiatore del South Dakota che gli offre un lavoro fino ad
arrivare a Ron, un veterano legato al suo passato, che con i suoi discorsi
sulla libertà e sull’amore fraterno si rivelerà fondamentale e che è stato un
bel punto di partenza per molte riflessioni anche per me.
“
Nel libro si evince la
meticolosità con cui l’autore ha ricercato informazioni e testimonianze,
correlate anche da mappe geografiche. Per farti sentire un po’ più vicino a
Chris/Alex durante il suo viaggio.
Un’esperienza quasi mistica è
quella che si prova leggendo il libro, il magone che accompagna costantemente
la lettura e la voglia, alla fine, di intraprendere un cammino, interiore o
esteriore. La riflessione che, effettivamente, siamo completamente immersi
nella modernità e nella tecnologia, ma siamo capaci di ignorarci stando uno di
fronte all’altro.
E, alla fine, un importante
messaggio del protagonista stesso:
"Happiness
only real when shared": la felicità è autentica solo se condivisa.
Consigliato:
a tutti. Per chi ama viaggiare, per chi vorrebbe ma non può farlo, per chi è
insoddisfatto della modernità, per chi vuole perdersi nelle gelide terre
d’Alaska, per chi è credente e per chi non lo è.
Sconsigliato:
a voi spiriti liberi, perché dopo la lettura del libro e la visione del film
preparerete lo zaino senza pensarci due volte, qualsiasi cosa voi siate.
(citazione ritrovata sul “magic bus”, il famoso autobus adibito ad alloggio da Chris/Alex, ndr).“Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente piscina, niente animali, niente sigarette. Il massimo della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Scappato da Atlanta. Mai dovrai fare ritorno perché the west is the best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. L’apice della battaglia per uccidere l’essere falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno portato fino al grande bianco del Nord. Per non essere mai più avvelenato dalla civiltà, egli fugge, e solo cammina per smarrirsi nelle terre estreme”. Alexander Supertramp, Maggio 1992.
- Sher
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