Una misteriosa
Firenze si traveste di nero e diventa complice delle vicende che infittiscono
le sue strade ricche di storia e cultura. Una città che non viene mai
apertamente nominata, ma che fa da sfondo alla vita di Calisto, giovane
studente universitario del Sud che sa decisamente il fatto suo. Intraprendente,
determinato e arrivista, Calisto vuole tutto e subito: ama il lusso, passa le serate
tra il Nabucco e il Platinum –i locali più in voga della città, spende migliaia
di euro per curare l’abbigliamento, è attento ai dettagli, è amante delle belle
donne. Sa cosa vuole e sa come ottenerlo. Proveniente da una modesta famiglia
di tenaci lavoratori, con alle spalle un’adolescenza violenta e irascibile, Calisto
vuole riscattarsi da una vita vissuta nella mediocrità, passata a guardare chi
aveva più di lui senza poter raggiungere quello stile di vita. Come riesce nel
suo intento? Grazie alla sua attività extra-universitaria e a un giro di
persone poco raccomandabili, ma apparentemente rispettabili.
Droga, sesso, lussi sfrenati, vendette e rancori, conoscenze ambigue e il passato che, spesso, torna prepotentemente a invadere un presente che sembra perfetto. Schiavi del materialismo e degli eccessi, Calisto e i suoi fedeli compari, Secco e Tamagotchi, vivono una realtà scintillante che, però, più volte li metterà di fronte a delle scelte importanti che cambieranno il corso degli eventi, fino a far riconsiderare addirittura il profondo legame di amicizia e fratellanza che li lega.
“Ai piedi delle mura medievali, negli esclusivissimi privè del Nabucco, era adagiata la prole, più o meno giovane, della buona società cittadina. In molti casi si trattava di materiale umano di pessima qualità, avviluppato in creazioni sartoriali italiane di ottima qualità. I maschi, palestrati e affetti da pesanti abbronzature artificiali, esibivano strette camicie aperte fino al quarto bottone, ridendo con sguaiata e ostentata sicurezza, di fronte a giovani e bellissime ragazze equipaggiate con borsa Louis Vuitton di ordinanza. […]Davanti a me vedevo il prodotto sociale di vent’anni di populismo degenere di stampo arcoriano. Una raffigurazione antropologica, da trattato, dei danni causati dalla cultura massificata del bunga bunga che il sistema televisivo italiano aveva propagato ininterrottamente per due decenni, identificando come target predi-letto la popolazione dei futuri adulti.” (Cap.2, pagine 24-25)
“A un passo
dalla vita” è un romanzo che sa come catturare l’attenzione del lettore e le
oltre trecento pagine scorrono senza rendersene conto. Il merito non è
solamente della scrittura fluida, decisa e chiara dell’autore, che comunque
riveste un aspetto assolutamente fondamentale del testo, ma ci sono molte altre
componenti che riescono a renderlo completo, sotto ogni punto di vista. In particolare,
difficile non farsi catturare dalle riflessioni sull’economia che scaturiscono
dalle lezioni universitarie che il protagonista frequenta: chiari riferimenti
alla complessità del mondo in cui viviamo, alla crisi del mercato mondiale che
inevitabilmente si riflette sui valori dell’uomo. Per cosa vale la pena
lottare? Come comprendere i cambiamenti epocali prodotti nel sistema economico
mondiale?
“Ebbene, le sembra ideale un mercato nel quale la gran parte delle produzioni principali è controllata monopolisticamente da un gruppo ristretto di multinazionali? Le sembra ideale un mercato nel quale la speculazione finanziaria è totalmente scollegata dalla produzione reale? E ancora, le sembra ideale un mercato nel quale i lavoratori vivono, a seconda del paese, in condizioni di protezione totalmente differenti che finiscono per ripercuotersi pesantemente sui costi di produzione? Chiaramente, questo non è un mercato ideale: è l’esatto contrario.” (Cap.4, pagina 36)
Ciò che
stupisce del romanzo è l’accuratezza di tutti i dettagli, dalle spiegazioni
universitarie che indagano temi di estrema attualità quali la crisi economica
italiana e globale all’attenzione rivolta in ogni passaggio dell’attività di
spaccio a cui si dedicano i personaggi. I dialoghi, resi più accattivanti dalla
scelta del dialetto, sono reali e fluidi, ma mai banali. Si percepisce la cura
in ogni parola, in ogni azione, in ogni descrizione.
“A un passo dalla vita”, però, non è un romanzo di facile lettura; non è un
libro “da spiaggia”, ma ha bisogno del suo tempo per essere compreso al meglio,
ha bisogno della pazienza del lettore che inevitabilmente rimane coinvolto
nelle vicende di Calisto, non un ragazzo qualunque, ma che nasconde delle
fragilità che difficilmente emergono.
Una lettura
che merita assolutamente di essere vissuta perché “A un passo dalla vita”
riesce a indagare a fondo diverse tematiche sociali che viviamo ogni giorno: l’importanza
delle proprie origini e l’ambizione di una vita migliore; un losco giro di
droga, ma anche violenza e tradimento; c’è spazio per l’amore passionale e
anche sincero, ma anche per il dramma familiare. È un romanzo completo ma non
superficiale, ricco ma non disordinato.
Il merito
dell’autore al suo romanzo d’esordio è sicuramente quello di aver reso una
storia così complicata e intrigante alla portata di tutti; emerge chiaramente
un’ottima preparazione culturale in diversi campi, abbinata a una notevole
capacità di scrittura limpida, mai banale, e anche passionale.
Un romanzo
da leggere, ma, soprattutto, una storia che apre interessanti spunti di
riflessione, come ad esempio la domanda che mi sono posta alla fine “siamo
davvero il frutto della società consumistica, schiava dei modelli che ci
propina come fine ultimo della felicità? Siamo arrivati davvero al punto di
essere pronti a sacrificare tutto per raggiungere i propri desideri materiali?
C’è possibilità di tornare indietro quando si crede di aver toccato il fondo?”
Io una risposta me la sono data, voi cosa aspettate?
QUI il link per acquistare il romanzo.
Non perdete, nelle prossime settimane, l’intervista all’autore Thomas Melis!
Tutti i nuovi aggiornamenti potrete trovarli sulla pagina Salottieri in Viaggio!
Sher
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Sher
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