domenica 20 settembre 2015

Pjzero: alla scoperta del beatmaking tra innovazione e denuncia



1) CIAO, PRESENTATI AI LETTORI DI S&S! Mi chiamo Domenico Semenzini, in arte Pjzero che è l'abbreviazione di “Project zero”, ma quando iniziai, nel 2003, c'erano un video game e un negozio con questo nome e così ho preferito abbreviare. Piano piano sto uscendo dal mondo hip hop per dedicarmi alle mie origini, cioè al Trip Hop e Abstract hip hop. Ho 28 anni e sono di Ortona, una città dell'Abruzzo,  un bel luogo dove poter raccogliere molte forme di ispirazioni per la mia musica. Sono un beatmaker, adoro creare viaggi mentali per chi ha buon gusto nell'ascoltare musica astratta; non sono un dj e, più che altro, non mi sono mai cimentato a farlo. Il mio desiderio non è arrivare chissà dove; mi basta essere ascoltato da chi ha buon gusto e il mio più grande desiderio nella vita è che le mie future tracce siano utilizzate come soundtrack (ride, ndr). Tra l’altro ho già provato questa esperienza ed è stata fantastica.

  
2) IN CHE CONTESTO HAI PROVATO QUESTA ESPERIENZA? Adoro leggere; trovo nella lettura una forte valvola di sfogo, anche se ho iniziato tardi, e lo scorso ottobre, mentre leggevo il romanzo di Romano De Marco, mi venivano in testa melodie e così le ho messe in atto creando un album di sei brani con musiche ispirate al romanzo "io la troverò" (ho scelto di mantenere lo stesso titolo per il mio album). All'autore Romano De Marco sono piaciuti molto sia l'idea che il contesto e mi sono arrivati messaggi in privato di persone che acquistarono il libro dopo aver ascoltato l'album che si può trovare e ascoltare nella mia pagina bandcamp.

3) COS’È UN BEATMAKER? Per me un beatmaker è la parte essenziale di un brano. Se parliamo del campo hip hop è molto essenziale, anche se in Italia è estremamente sottovalutato, perché se non ci fossero beatmaker o non ne nascessero altri gli artisti dovrebbero cantare a cappella o rubare strumentali da brani famosi, quindi per me è una parte fondamentale nella musica. Poi ci sono i musicisti che non apprezzano il beatmaker perché chi mantiene le origini è abituato a prendere un vinile, ascoltarlo ed estrarne dei campioni chiamati sample e risuonarli a loro piacimento, un chirurgo della musica in pratica.

4) COME DEFINISCI IL GENERE “ABSTRACT HIP HOP”?  Il genere abstract hip hop mi affascina molto perché nella maggior parte dei casi è il beatmaker ad essere protagonista ed è la musica che crea la forma del viaggio mentre l'ascolti perché non ci sono testi cantati nella maggior parte dei brani. L'abstract hip hop in Italia non ancora prende forma appunto perché non ci sono cantanti e spero che con gli anni la situazione migliorerà. Però allo stesso tempo ci sono anche brani e album con artisti dove ci sono rapper o cantanti con testi, eh! Si dice che l'abtract hip hop sia l'astratto sporco grezzo dell'hip hop. Infatti adesso sto ascoltando un album di Hugo Kant (musicista francese multi strumentalista, ndr) che mi piace molto!

5) TORNANDO ALLE TUE COMPOSIZIONI, DEFINISCI LA TUA UNA MUSICA DI DENUNCIA? Ho all’attivo tre album solisti, ma quello che mi ha soddisfatto di più è stato "Spectrum Zone" dove ho messo tutto me stesso e ho cercato di trasmettere i miei pensieri sotto forma di musica strumentale contro, soprattutto, il mondo di adesso e la televisione, quella scatola che si salva solo per guardare film e serie tv (quelle fatte bene) . Ormai sta diventando tutto un talent show e più nessuno ha una personalità; le persone basano tutto negli altri e nessuno ha più un proprio carattere. Il mondo sta andando a rotoli, ma per le persone basta che ci sia un talent show a distrarli e tutto fila liscio. Tutti sono distratti ormai da programmi stupidi e restano ipnotizzati sui social o a osservare un telefono . Non ho nulla contro i social, anzi, se usati bene possono rendere molto, però secondo me le persone ora hanno doppie vite: una virtuale e una da umano. Non si fermano più ad osservare le cose belle che ci offre la natura o tutto quello che ci circonda; ormai anche i lampioni di notte non li nota più nessuno (ride, ndr). Io da piccolo quando ero in macchina con i miei genitori di notte mi soffermavo a guardare i lampioni accesi mentre scorrevano facendomi mille viaggi mentali. Io con Spectrum Zone ho cercato di trasmettere tutto questo; infatti per l'introduzione dell'album ho inserito un monologo dal film “Quinto potere”, del 1976, ancora attuale. Per la copertina ho scelto un artista per me molto valido: Mr.wolf22, un grande caro amico e fratello. Beh, quello è un album che mi rispecchia molto e per l’anno nuovo ne sto preparando un altro ancor più "intrippante"!

6) ASCOLTANDO L’ALBUM “SPECTRUM ZONE” SI NOTA TUTTO QUESTO, SOPRATTUTTO NEL BRANO (E NEL VIDEO) “WAKE UP THE WORLD IS DEAD”.  Sì, lì ho espresso proprio il concetto del mondo impazzito e il video è stato realizzato grazie a EOL, un mio amico di Roma. Ha creato tutto lui prendendo vari video e ci ha preso in pieno.

7) SEI COMPOSITORE E PRODUTTORE, MA COME CREA UN BRANO UN BEATMAKER? QUALI SONO LE FASI DI LAVORO? Questa è una bella domanda a cui posso risponderti personalmente perché credo che ognuno abbia un suo modo; io ho il mio! Ascolto tantissima roba prima di preparare un album, però esclusivamente roba indipendente di vari generi, anche molto rock. Prima di creare un album esco, giro, prendo ispirazione dalle persone e dalle cose che osservo; su questo sono molto paranoico. A volte prendo ispirazione anche guardando un film oppure leggendo un libro o anche guardando delle foto, che sono una mia passione: resto ore e ore a osservare e ascoltare. Poi una volta che ho tutto il materiale in testa cerco di trasmetterlo con la musica. Però per il prossimo album farò qualcosa di diverso che non ho mai fatto prima e che molti nel campo già fanno, sono alla ricerca di musicisti e cantanti per collaborare insieme nel prossimo progetto. Un paio già li ho trovati! Con il prossimo album voglio portare l'ascoltatore nel mio mondo.

8) PROGETTI PER IL FUTURO? Progetti futuri molto complessi; per ora ho annunciato solo il nome per chi mi segue e sono contento che il sito Trip Hop Italia segua ciò che faccio e di questo sono molto felice. Il prossimo album-progetto si chiamerà "Abstract life of a mind wanders", una vita astratta. Sono stato undici anni ai comodi delle persone a pensare a come potessi fare un beat per coloro che dovevano usarlo e non è mai cambiato nulla, però mi ha fatto crescere, e ora mi ritrovo a 28 anni con le mie idee e ho deciso di mettermi in proprio dedicandomi solo a quello che a me piace. Esibizioni live spero ci saranno! Per adesso ci sono solo idee, anno nuovo metterò tutto in atto, ma credo che qualche "seguace" lo perderò. Si sa che nel mondo dell'hip hop se non fai hip hop sei una m***a e io ho deciso di rischiare e piano piano uscire da questo mondo perché non mi ci ritrovo più, però non escludo che non ci saranno (mc's) rapper, anche perché ho molti amici validi della zona e se accetteranno di collaborare ben vengano!

9)COSA VUOL DIRE ESSERE BEATMAKER IN ITALIA? Per come la vedo io, in Italia è una figura molto sottovalutata perché se parliamo della scena hip hop per me ci sono tre categorie: il commerciale e, intraprendendo questa via, ho visto molti dj/beatmaker costretti a iniziare a cantare per avere un po’ di visibilità, perché in una canzone viene onorato e ricordato solo colui che canta. Poi c'è l'underground in cui si è molto valutati perché quando chiedi soldi per il prodotto ti dicono “ma tu chi sei, mica se famoso?” e quindi stai ai loro comodi. Infine, c'è l'altra faccia dell'underground in cui il beatmaker viene riconosciuto e apprezzato, però questo non in Italia; invece nel trip hop e abstract hip hop il beatmaker è il protagonista.

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- Sher 

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