1) CIAO,
PRESENTATI AI LETTORI DI S&S! Mi chiamo Domenico Semenzini,
in arte Pjzero che è l'abbreviazione di “Project zero”, ma quando iniziai, nel
2003, c'erano un video game e un negozio con questo nome e così ho preferito
abbreviare. Piano piano sto uscendo dal mondo hip hop per dedicarmi alle mie
origini, cioè al Trip Hop e Abstract hip hop. Ho 28 anni e sono di
Ortona, una città dell'Abruzzo, un bel
luogo dove poter raccogliere molte forme di ispirazioni per la mia musica. Sono
un beatmaker, adoro creare viaggi
mentali per chi ha buon gusto nell'ascoltare musica astratta; non sono un dj e,
più che altro, non mi sono mai cimentato a farlo. Il mio desiderio non è
arrivare chissà dove; mi basta essere ascoltato da chi ha buon gusto e il mio
più grande desiderio nella vita è che le mie future tracce siano utilizzate
come soundtrack (ride, ndr). Tra
l’altro ho già provato questa esperienza ed è stata fantastica.
2) IN CHE CONTESTO HAI PROVATO QUESTA ESPERIENZA? Adoro leggere; trovo
nella lettura una forte valvola di sfogo, anche se ho iniziato tardi, e lo
scorso ottobre, mentre leggevo il romanzo di Romano De Marco, mi venivano in
testa melodie e così le ho messe in atto creando un album di sei brani con
musiche ispirate al romanzo "io la troverò" (ho scelto di mantenere
lo stesso titolo per il mio album). All'autore Romano De Marco sono piaciuti
molto sia l'idea che il contesto e mi sono arrivati messaggi in privato di
persone che acquistarono il libro dopo aver ascoltato l'album che si può
trovare e ascoltare nella mia pagina bandcamp.
3) COS’È UN BEATMAKER? Per me un beatmaker
è la parte essenziale di un brano. Se parliamo del campo hip hop è molto
essenziale, anche se in Italia è estremamente sottovalutato, perché se non ci
fossero beatmaker o non ne nascessero altri gli artisti dovrebbero cantare a cappella
o rubare strumentali da brani famosi, quindi per me è una parte fondamentale
nella musica. Poi ci sono i musicisti che non apprezzano il beatmaker perché
chi mantiene le origini è abituato a prendere un vinile, ascoltarlo ed estrarne
dei campioni chiamati sample e
risuonarli a loro piacimento, un chirurgo della musica in pratica.
4) COME DEFINISCI IL GENERE “ABSTRACT HIP HOP”? Il genere abstract
hip hop mi affascina molto perché nella maggior parte dei casi è il
beatmaker ad essere protagonista ed è la musica che crea la forma del
viaggio mentre l'ascolti perché non ci sono testi cantati nella maggior parte
dei brani. L'abstract hip hop in Italia non ancora prende forma appunto perché
non ci sono cantanti e spero che con gli anni la situazione migliorerà. Però
allo stesso tempo ci sono anche brani e album con artisti dove ci sono rapper o
cantanti con testi, eh! Si dice che l'abtract hip hop sia l'astratto sporco
grezzo dell'hip hop. Infatti adesso sto ascoltando un album di Hugo Kant (musicista
francese multi strumentalista, ndr) che
mi piace molto!

6) ASCOLTANDO
L’ALBUM “SPECTRUM ZONE” SI NOTA TUTTO QUESTO, SOPRATTUTTO NEL BRANO (E NEL
VIDEO) “WAKE UP THE WORLD IS DEAD”. Sì, lì ho espresso proprio il concetto del mondo impazzito e il
video è stato realizzato grazie a EOL, un mio amico di Roma. Ha creato tutto
lui prendendo vari video e ci ha preso in pieno.
7) SEI
COMPOSITORE E PRODUTTORE, MA COME CREA UN BRANO UN BEATMAKER? QUALI SONO LE
FASI DI LAVORO? Questa è una bella domanda a cui posso
risponderti personalmente perché credo che ognuno abbia un suo modo; io ho il
mio! Ascolto tantissima roba prima di preparare un album, però esclusivamente
roba indipendente di vari generi, anche molto rock. Prima di creare un album
esco, giro, prendo ispirazione dalle persone e dalle cose che osservo; su
questo sono molto paranoico. A volte prendo ispirazione anche guardando un film
oppure leggendo un libro o anche guardando delle foto, che sono una mia
passione: resto ore e ore a osservare e ascoltare. Poi una volta che ho tutto
il materiale in testa cerco di trasmetterlo con la musica. Però per il prossimo
album farò qualcosa di diverso che non ho mai fatto prima e che molti nel campo
già fanno, sono alla ricerca di musicisti e cantanti per collaborare insieme
nel prossimo progetto. Un paio già li ho trovati! Con il prossimo album voglio
portare l'ascoltatore nel mio mondo.

9)COSA VUOL
DIRE ESSERE BEATMAKER IN ITALIA? Per come la vedo io, in
Italia è una figura molto sottovalutata perché se parliamo della scena hip hop
per me ci sono tre categorie: il commerciale e, intraprendendo questa via, ho
visto molti dj/beatmaker costretti a iniziare a cantare per avere un po’ di
visibilità, perché in una canzone viene onorato e ricordato solo colui che
canta. Poi c'è l'underground in cui si è molto valutati perché quando chiedi
soldi per il prodotto ti dicono “ma tu chi sei, mica se famoso?” e quindi stai
ai loro comodi. Infine, c'è l'altra faccia dell'underground in cui il beatmaker
viene riconosciuto e apprezzato, però questo non in Italia; invece nel trip hop
e abstract hip hop il beatmaker è il protagonista.
Altri canali per seguire Pjzero:
- Sher
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