Conoscendo la
mia inclinazione per l’avventura, i viaggi e la natura, mi hanno consigliato e
prestato questo libro: quattrocento pagine circa all’interno del Pacific Crest Trail, un viaggio di più
di millesettecentosessanta chilometri dalla California all’Oregon, passando per
le montagne della Sierra Nevada ai laghi dell’Oregon, attraversando paesaggi
completamente diversi nel giro di pochi chilometri, superando barriere ghiacciate
e salite impervie e discese ripide e assolate, dormendo sotto le stelle e
mangiando cibo in scatola bramando tè freddo e sandwiches di ogni tipo.
“Wild” è tutto questo e molto altro.
Copertina del libro |
Autrice e protagonista: Cheryl “Smarrita”
Cheryl Strayed, protagonista e autrice del libro ai tempi del PCT |
Cheryl Strayed,
cognome modificato nel 1995 a seguito del divorzio con il primo marito Paul, a
26 decide di intraprendere questo viaggio all’insegna del trekking: zaino in
spalla e gambe in movimento. Una decisione avvenuta per caso mentre si trovava in
un negozio in cui si era recata per comprare una pala e lo sguardo è stato
catturato dalla guida The Pacific Crest Trail.
Una decisione che cela il desiderio di allontanarsi da una vita tormentata
dalla morte prematura della madre, da un padre violento con cui ha perso i
contatti molti anni prima, da un matrimonio terminato con l’amaro in bocca, dalle
troppe esperienze di una notte, dall’eroina che sembrava uno spiraglio di luce
e si è invece rivelato un vortice di disperazione. Un viaggio alla scoperta di sé stessi, tra
mille difficoltà e la voglia persistente di abbandonare il percorso, ma con la
volontà più grande di qualsiasi altra cosa di superare i propri limiti,
mettersi in gioco, andare oltre le proprie possibilità.
Cheryl, la
biondina dagli occhi azzurri, e “Mostro”, lo zaino che l’ha accompagnata per
tutto il trekking, maledetto e allo stesso tempo amato e la natura
incontaminata del PCT, la cui storia
è ripercorsa dall’autrice stessa nel capitolo 13, parte quarta.
The
Pacific Crest Trail tra silenzi assordanti e incontri inaspettati
Sierra Nevada, California |
Insidioso ed
estremamente imprevedibile, il Pacific
Crest Trail ha regalato all’autrice tramonti mozzafiato e incontri
ravvicinati, forse troppo, con orsi e serpenti a sonagli. Un tragitto difficile
da non intraprendere se si è impreparati. Un percorso leggendario che nasce dall’idea
di una donna di nome Catherine Montgomery nel 1926 che suggerì un “sentiero alto che si snoda sulle cime delle
nostre montagne occidentali”. Solo nel 1992 il progetto si concluse per
mano di Churchill Clinton Clarke, petroliere appassionato della vita all’aria
aperta, e Warren Rogers, dell’YMCA di Alhambra.
Cheryl partì
con la convinzione di sapere tutto del percorso, avendo studiato e riletto
ripetutamente le guide sul sentiero, ma, si sa, tra il dire e il fare ci sono
di mezzo inverni inaspettatamente freddi e nevosi che impediscono o rendono
quasi impraticabile il passaggio, riserve d’acqua senza acqua, uomini dall’aria
non troppo convincente, piedi doloranti e fianchi lacerati, minacciosi animali
selvatici, ore sul ciglio della strada con il pollice in sù e con il caldo
accecante, ma anche la conoscenza di escursionisti di ogni età con cui
condividere un pasto o un tratto del percorso, le pagine lette la sera prima
nella tenda bruciate il mattino come un rito sacro, il pianto liberatorio
trattenuto per tutto il percorso e, soprattutto, il pensiero fisso della madre,
delle esperienze pregresse, dei “se” e dei “ma”, di ciò che si è lasciato all’inizio
del percorso e della curiosità di ciò che si troverà alla fine. Un viaggio a
cielo aperto dai risvolti introspettivi non banali.
Perché leggere “Wild”
Perché fa
viaggiare, innanzitutto. Perché Cheryl Strayed è stata in grado di trascinarti
con sé nel suo difficile percorso, sia interiore che esteriore. Perché un
viaggio con sé stessi mette di fronte a mille insicurezze e paure da superare.
Perché non smettiamo mai di conoscerci. Perché è bello emozionarsi, ancora, di
fronte a paesaggi spettacolari, che sia la vista di un tramonto su un lago o la
maestosità delle alte montagne, di fronte ai quali l’uomo non può far altro che
stare in silenzio e assaporarne l’incontaminata bellezza. Perché leggere è
bello, ma vivere lo è di più!
Crater Lake, Oregon |
“La guida aveva ragione: la prima vista del
lago era incredibile. La superficie dell’acqua si trovava a 275 metri più in
basso rispetto al punto in cui mi trovavo, ovvero il bordo roccioso a 2.164
metri di quota. Il lago frastagliato si stendeva sotto di me nel blu oltremare
più pure che avessi mai visto. […] Dato che il lago è così puro e profondo,
assorbe tutti i colori della luce visibile eccetto il blu era una spiegazione
perfettamente ragionevole e scientifica, eppure il lago Crater aveva qualcosa
che rimaneva inspiegabile. La tribù Klamath considerava tuttora il lago un
luogo sacro e io capivo il perché. Non facevo fatica a crederci.[…] Percepivo
il potere del lago. Sembrava uno shock nel mezzo di quel territorio verde:
inviolabile, separato e solitario.” –Wild
- Sher
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