domenica 24 maggio 2015

Expo sì, Expo no: cosa mi è rimasto e perché



Sono mille le contraddizioni che si abbattono su uno degli eventi più importanti a livello mondiale. L’Esposizione Universale del 2015 si svolge a Milano nel periodo compreso tra maggio e ottobre, ma questo lo sappiamo tutti.
Inizialmente ero scettica, poi ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per vedere da vicino cos’è realmente l’Expo, cosa potrà lasciare all’Italia, come i vari Paesi del mondo hanno interpretato il tema centrale, ovvero nutrizione e alimentazione. E così ci sono andata, forse per tornare sui miei passi e cambiare idea o, probabilmente, per fondare i miei dubbi e il mio scetticismo. Ed è andata così.

Diario di bordo… Si parte!
Dopo una piacevolissima e caldissima giornata a passeggiare per le vie di Milano gremite di gente, si parte per Expo 2015. Tralasciando inutili dettagli di viaggio, la prima cosa che mi ha colpito, entrando nell’area adibita per l’esposizione, è stata la presenza inevitabile degli stand McDonald’s, Coca Cola e Ferrero. E non si tratta di essere “prevenuti”; semplicemente erano lì, di fronte ai miei occhi. Primo punto negativo, ma la giornata è ancora lunga per rimediare. Fortunatamente, infatti, in breve tempo la scenografia è cambiata aprendosi alla strada principale, il “Decumano”, sui cui lati si estendono i padiglioni dei vari Stati del mondo.


Primo padiglione: Italia, (non) banalmente
Forse banale, ma il primo padiglione visitato è stato quello dell’Italia. Un’ora e mezza circa di coda, resa piacevole dagli imponenti giochi d’acqua e di luce dell’Albero della vita, simbolo del nostro padiglione, nato dall’idea creativa di Marco Balich.
Ventuno professionisti raccontano la propria esperienza
Entrando nella struttura, il colore bianco salta subito agli occhi: ci spiegano, infatti, che non è casuale, ma sta a indicare la purezza. Ci sto ancora pensando su.
Ci informano, inoltre, del percorso che affronteremo: un viaggio alla scoperta del Belpaese attraverso le “potenze” che ci caratterizzano. Si parte dalla potenza del saper fare: una storia per ogni regione raccontata attraverso le parole di professionisti dell’ingegno e dell’arte; uomini e donne che credono nell’Italia e nelle sue potenzialità.
Al secondo piano, la parte a mio avviso più suggestiva e affascinante, rappresentante la potenza della bellezza. Si entra nella “sala del caos” in cui luci a intermittenza e pedana dissestata rendono lo spettatore spaesato; all’uscita ci si trova di fronte a diversi schermi televisivi che trasmettono notizie sulle diverse emergenze ambientali degli ultimi trent’anni. Ansia e riflessione che preparano alla vera bellezza dell’Italia, ovvero arte e paesaggi naturali. Diverse stanze allestite con specchi che riflettono su tutti i lati i luoghi più incantevoli, dal mare alla montagna, dalle città arroccate tra le rocce ai paesaggi fluviali, immergendo il visitatore all’interno degli stessi. Un’emozione unica, devo ammetterlo. Mi sono trattenuta minuti e minuti ad ammirare quanto ci sia di bello nel nostro territorio e quanto poco, realmente, lo conosciamo. Stesse sensazioni nelle sale dedicate all’architettura e alla pittura: colori, stili, epoche diverse. Proseguendo la visita mi sono davvero resa conto del perché il nostro sia il Belpaese.
Sala degli specchi: arte e bellezza d'Italia

Installazione tridimensionale "Italia: se non ci fosse?"

Un’interessante installazione è quella di risposta alla domanda “Italia: se non ci fosse?”: una grande plastico tridimensionale riporta tutti gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, a esclusione dell’Italia. Un vuoto, solo acqua a far riflettere il visitatore su quanto sia fondamentale la presenza dell’Italia nel Mediterraneo, ieri come oggi, tesi confermata da interviste rivolte a personalità di fama mondiale riportate su diversi schermi all’interno della stanza.



Al terzo e ultimo piano ci si affaccia su una stanza scura, dove predomina la presenza di una riproduzione dell’Albero della vita al centro, tutt’intorno, teche di vetro accolgono spunti, idee e progetti provenienti da ogni regione d’Italia legati al tema dello sviluppo sostenibile nel rispetto del territorio. Ed è così che si ipotizzano coltivazioni sottomarine o su Marte. Infine, il visitatore è invitato a passeggiare in un vivaio di 21 piante, una per ogni regione, a testimonianza della consistente biodiversità presente sul nostro territorio.  Sono, queste, la potenza del limite e la potenza del futuro.
Zafferano d'Abruzzo per l'allestimento delle coltivazioni regionali
Prima di abbandonare definitivamente il padiglione, si invitano i visitatori a firmare la Carta di Milano, un documento articolato in quattro punti, redatto dai maggiori esponenti italiani e internazionali che si impegnano ad assumersi le proprie responabilità in tema ambientale per garantire alle generazioni future il diritto al cibo.
Uscendo dall’imponente padiglione dell’Italia ci si sente inevitabilmente fieri della propria terra e fiduciosi per il futuro, nonostante rimanga sempre l’amaro in bocca pensando a quanto poco valorizziamo i nostri territori e a quanto poco siamo credibili politicamente ed economicamente agli occhi degli altri Stati.

Si prosegue alla scoperta del mondo: Nepal e Vietnam
Padiglione del Vietnam
I tempi sono quelli che sono e i padiglioni da visitare sono tanti, troppi. È necessario, purtroppo, effettuare una scrematura e una selezione mirata degli Stati da visitare, altrimenti si rischia di passeggiare a vuoto e non visitare nulla. Io mi sono concentrata principalmente sul Sud-Est asiatico e, quindi, sono andata alla scoperta del Nepal che, sfortunatamente, non era completo a causa del blocco dei lavori a seguito del disastroso terremoto che ha colpito il Paese, nonostante la struttura promettesse bene.                                                                                                          

Il Vietnam ha regalato uno spettacolo bellissimo di balli e canti tipici: donne favolose avvolte in abiti tradizionali e dalle movenze regali ci hanno resi partecipi del cambio di abiti di una donna d’alto rango, il tutto accompagnato da strumenti di cui non conoscevo l’esistenza e voci pulite e lineari.

La Thailandia raccontata dagli occhi di Sua maestà
Grande sorpresa, ma anche perplessità, nel padiglione della Thailandia, la cui struttura riprende simpaticamente il cappello tipico dei contadini: tre sale attraverso le quali ci hanno fatto conoscere le bellezza naturali del paesaggio thailandese, la cucina tipica, ovvero quella di strada, e le innovazioni tecnologiche e professionali e, alla fine, e da qui il mio storcere il naso, un filmato di propaganda a Sua Maestà Rama IX: tutto bellissimo, tutto all’avanguardia, tutti che si vogliono bene, ma cosa c’entra con l’Expo? Sono uscita dal padiglione con le idee confuse, poi, però, ho pensato che, effettivamente, l’amore incondizionato per il Re è dovuto anche al grande sostegno nei confronti dei contadini thailandesi volto alla sostenibilità delle coltivazioni. Insomma, non è detto che se io non sia in linea con la politica del mio Paese, per forza tutti debbano essere contro le misure adottate nel proprio. E, questo, credo sia un ulteriore spunto di riflessione.

In Cina alla scoperta delle tradizioni contadine
Servizio da té cinese
Per chiudere il quadro, eccoci in Cina, una imponente struttura che ricorda le suggestive case contadine, a indicare la stretta relazione tra uomo e ambiente, ricordando uno dei principi cardine della filosofia cinese, ovvero che l’uomo è parte integrante della natura e, da qui, il suo dovere di rispettarla e preservarla. Un percorso attraverso la storia, le vie della seta, testi in esposizione e la storia del tè, alimento tipico della cultura cinese, che ho apprezzato tantissimo, essendo amante della bevanda.

Testi in lingua cinese




Tutto raccontato con un occhio di riguardo alla tradizione contadina e ai paesaggi rurali, facendoci dimenticare, per un po’, della potenza emergente che sta conquistando tutti i mercati mondiali. Quasi da far tenerezza!


 Qua e là per l’Europa: l’originalità olandese
Area relax nel padiglione olandese
Non un padiglione, ma uno spazio aperto ispirato a un luna park per i Paesi Bassi che hanno allestito l’area a loro disposizione con autobus e carretti adibiti alla vendita del cibo e un tendone da circo all’interno del quale sono trattati i temi cardine della predisposizione olandese, ovvero la condivisione, la crescita e lo sviluppo. La sensazione iniziale è stata di leggerezza da parte degli olandesi nei confronti del tema, impressione immediatamente eclissata passeggiando e leggendo le informazioni esposte.



10+ al Regno Unito
Un viaggio attraverso gli occhi di un’ape. Ecco spiegata la vegetazione alta e l’imponente alveare da raggiungere alla fine del percorso, il tutto accompagnato dai suoni prodotti da un vero alveare in collegamento dal Regno Unito. Semplice, ma d’impatto. L’attenzione è rivolta all’importanza indiscussa del ruolo delle api nell’ecosistema, incorniciata da studi idi ingegneria agraria.
Percorso verso l'alveare
Nessun eccesso, nessuna pomposità, nessuna propaganda, ma soltanto una grande diligenza nell’affrontare i temi portanti dell’esposizione. Unica contraddizione, a mio avviso, è stata la stampa e la consegna di biglietti orari per evitare inutili code senza che ce ne fosse il bisogno. In ogni caso, tanto di cappello al Regno Unito!

Nel cuore dell’Europa con Austria e Francia
Tra gli alberi del padiglione austriaco
Una bellissima passeggiata all’interno di una foresta. Così si presenta il padiglione dell’Austria in cui il verde predomina incontrastato su ogni altra cosa. Una scritta accompagna attraverso un ponte che apre la via al padiglione: Breathe, respira.
E si respira davvero aria fresca; sembra di essere in un’altra dimensione. Il percorso è costellato di informazioni sullo stato delle foreste e sui problemi ambientali e, alla fine, le domande “Cos’è, per te, l’aria?” e “Cosa faresti per migliorare il pianeta” invitano alla riflessione e a un esame di coscienza sulla mano pesante dell’uomo nella natura, lasciando agli ospiti la possibilità di rispondere con il proprio pensiero. La risposta più comune alla prima domanda? “L’aria è vita”.

Particolare di una parete nel padiglione della Francia
In Francia si è introdotti in un ampio spazio pieno di informazioni, curiosità e spunti di riflessione. La prima impressione è di confusione e disordine, poi proseguendo nel percorso ci si immerge nel mondo francese: dal mercato cittadino, alla flora rigogliosa alle specialità tipiche del Paese. Le volte del padiglione sono interamente ricoperte di vegetazione, bottiglie e utensili da cucina, con soluzioni per produrre al meglio. Alcune di queste sono l’introduzione di tecnologie in sostituzione del lavoro umano e impiego in agricoltura di OGM: padiglione partito bene, ma finito male.

L’Angola che non ti aspetti e il Brasile “non solo samba”
Legumi angolani
Mi ritrovo per caso in Angola dopo aver letto un articolo pubblicato da HuffingtonPost su come mangiare all’Expo con 10€. Il padiglione si articola in diversi piani seguendo la forma di un baobab africano; i colori riportano all’Africa e l’ambiente è accogliente. In particolare, ho apprezzato il piano dedicato ai prodotti della terra e, quindi, semi, legumi, frutta e ortaggi esposti e riccamente descritti. Purtroppo siamo arrivati tardi per il pranzo e ci siamo dovuti accontentare di ottimo pollo con polenta, ma il tutto è stato reso piacevole dallo spettacolo di musica e danza angolane che hanno intrattenuto gli spettatori presenti. Pollice in su per l’Angola!

Ingresso padiglione del Brasile
Il Brasile accoglie i visitatori a superare una enorme rete per entrare nel padiglione, un modo accattivante e divertente per attirare visite. All’interno, un percorso in cui vengono mostrate le avanguardie tecnologiche del Paese, sempre attento al rispetto dell’ambiente e all’utilizzo di energie sostenibili. In un altro ambiente vengono riprodotte la storia e la cultura di questa terra lontana con testimonianze fotografiche, sculture e libri antichi di cucina e tradizioni. Nel percorso verso l’uscita, un giardino all’aperto mostra i prodotti tipici del Brasile.
Giardini pensili nel padiglione del Brasile
 Inaspettata presenza del Vaticano
Anche la Santa Sede sbarca all’Expo con un padiglione di modeste dimensioni. All’interno l’ambiente si presenta austero ed essenziale con una suggestiva parete completamente ricoperta di foto e immagini provenienti da tutto il mondo e, al centro della stanza, dei monitor proiettano informazioni sull’impegno della Chiesa nelle questioni ambientali e di sostegno alla popolazione. All’uscita ci invitano a prendere dei “regali”, ovvero raffigurazioni di papa Francesco che, però, prevedono un’offerta libera. E pensare che mi stava piacendo…

Kazakistan: last but not least
Protagonista del prossimo Expo nel 2017 con il tema dell'energia, il Kazakistan ha deciso di fare le cose in grande. E ci è riuscito!
Albero di mele tipiche del Kazakistan

 A partire dalla maestosa struttura che non passa di certo inosservata, dopo qualche minuto ci fanno entrare in una stanza in cui una bravissima artista disegna sulla sabbia la storia del Kazakistan, accompagnata da una voce che ci aiuta a comprendere. Si passa poi in una stanza ampia e luminosissima in cui vengono mostrati i prodotti tipici della zona: dalle mele “giganti” al prelibato caviale prodotto dallo storione in via di estinzione. Tutti sono cordiali e disponibili e un simpaticissimo signore ci illustra come il lago salato d’Aral, un tempo tra i più grandi del mondo, si sia prosciugato a causa dell’uomo.


L’ultima parte prevede la visione di un docu-film in 4D in gli spettatori sono messi a conoscenza della potenzialità del Kazakistan, della sua capitale Astana all’avanguardia e delle mille risorse agricole e commerciali. Un Paese che viene presentato come congeniale ad ospitare la prossima esposizione universale… Si vedrà!

Cluster del caffè e padiglione Save the Children da non perdere
Cluster del caffè: Etiopia

Assolutamente da visitare il cluster del caffè al cui interno molti Stati principali produttori di caffè hanno esposto prodotti e abiti tipici, soprattutto africani. Splendidi i colori dell’Etiopia e del Burundi, così come quelli di Yemen e Repubblica Dominicana. I corridoi tappezzati di immagini scattate da Sebastião Salgado, fotografo che apprezzo da molto tempo, hanno reso il tutto ancora più piacevole.

Cluster del caffè
Stessa cosa per lo stand di Save the Children, nel quale sono capitata per curiosità personali e nel quale ci hanno trattenuti per più di un’ora rendendoci consapevoli dell’impegno e del lavoro che i volontari operano in moltissime zone del mondo. Emozionante e da brividi; tempo speso benissimo.




Expo promosso o bocciato?
Promosso, fino a quando non si esce. L’atmosfera è accogliente, gli eventi sono tanti e l’organizzazione mi è sembrata molto buona e ben strutturata e, nonostante fosse domenica, le persone si distribuivano più o meno equamente tra i padiglioni evitando file interminabili, anche se c’è da dire che ho personalmente evitato i padiglioni più grandi, preferendo rendermi conto di come realtà più piccole avessero risposto alla chiamata dell’esposizione universale. Girando tra i padiglioni ci si rende conto di quanto siano differenti, tra loro, i Paesi e di come si siano concentrati su alcuni aspetti piuttosto che su altri. È un’occasione unica, è un evento di portata mondiale ed è stato interessante poter viaggiare un po’ per il mondo in questo modo.
Tuttavia, rimane il pallino della contraddizione tra temi principali, nutrizione e alimentazione, e i principali sponsor dell’evento. Questo soprattutto perché i costi elevatissimi di esposizione hanno ovviamente compromesso la partecipazione di realtà più piccole ma pur sempre caratteristiche; anche alcuni Stati, come l’India, hanno rinunciato alla partecipazione per gli stessi motivi.
Direi, quindi, che Expo 2015 è l’esposizione universale di chi ha più denaro da investire e questo è palese già solo osservando la grandezza e lo sfarzo dei padiglioni stessi. Triste, ma vero.
Senza contare le controversie che si celano dietro la costruzione per quanto riguarda l’eccessivo sperpero di denaro a scapito della popolazione italiana. Mi chiedo, infatti, cosa ne sarà dell’area adibita all’Expo, una volta terminato.  Ma questa è tutta un’altra storia…

- Sher

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