Ci sono
personaggi che diventano gli idoli di grandi e piccini. Personaggi dei fumetti,
cantanti, attori, persone politicamente e socialmente impegnate. È bello avere
qualcuno come modello, qualcuno da apprezzare e di cui seguire l’operato,
qualcuno che ci dia stimoli per credere che il cambiamento non è un’utopia,
qualcuno che sia una guida per realizzare i nostri sogni.
"The Lady", 2011 |
Anche io ho
i miei idoli, più di uno, soprattutto appartenenti al panorama politico di ieri
e di oggi. Una delle persone che più in assoluto ammiro e seguo per un milione
di ragioni si chiama Aung San Suu Kyi.
La sua storia la conosco a memoria, ne ho scritto su questo blog e in altre occasioni, quando si parla di lei tutto il resto non esiste e ogni sua parola, ogni suo gesto sono per me un enorme incoraggiamento per credere che volere è potere, che non tutto è perduto,
La sua storia la conosco a memoria, ne ho scritto su questo blog e in altre occasioni, quando si parla di lei tutto il resto non esiste e ogni sua parola, ogni suo gesto sono per me un enorme incoraggiamento per credere che volere è potere, che non tutto è perduto,
che il mondo può migliorare, che non bisogna
abbattersi di fronte alle prime difficoltà che appaiono insormontabili.
Tenacia,
coraggio e speranza.
Ieri, per la prima volta, ho visto la trasposizione cinematografica della sua
vita. Diretto da Luc Besson, “The Lady” (2011) è un capolavoro di emozione e
drammaticità. È la storia vera di una grande donna , interpretata
magistralmente da Michelle Yeoh, che ha lottato per il suo Paese, sostenuta dal
marito Michael che non l’ha abbandonata, mai, neanche nella distanza, neanche
nella malattia, ma è sempre stato al suo fianco, spronandola ad andare avanti e
a non arrendersi, proponendola come premio Nobel per la Pace, titolo ottenuto
nel 1991 ma ritirato da Suu Kyi soltanto nel 2012, facendo da intermediario tra
lei e l’opprimente regime militare che ha soffocato il Paese per oltre un
quarto di secolo. Lui, professore e attento padre di famiglia, verrà portato via da una
malattia, senza la possibilità di vedere la moglie per l’ultima volta, ma
sempre vicino e pronto a sostenerla. Lei, figlia del leader democratico ucciso
dalle forze militari, viene rappresentata nella sua sfera più intima. Nel film
viviamo insieme a lei il dramma della violenta repressione in atto in Birmania,
della perdita della madre prima, e del marito successivamente. Viviamo la
solitudine degli anni trascorsi agli arresti domiciliari, senza la possibilità di
un contatto con il mondo esterno, viviamo l’emozione del conferimento del
premio Nobel per la Pace e il discorso tenuta in sua vece dal figlio Alex. E,
infine, viviamo la sua vittoria, sostenuta dal popolo birmano e mondiale, e la
determinazione di chi non si è mai arreso, seppur con tutte le debolezze umane.
"The Lady", 2011 |
Aung San Suu Kyi |
Un film da vedere, ma, soprattutto, da vivere. Un film
che fa riflettere perché racconta di una situazione drammatica e reale vissuta
per decenni da un popolo inerme di fronte alla crudeltà di un regime che si è
imposto con la forza. Una storia ancora lunga e da scrivere, ma che, ora, è
pronta per essere vissuta al meglio.
Sher
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