Editoriale n°18: Caccia ai bracconieri
La LAV, Lega Anti
Vivisezione, descrive così la pratica del bracconaggio: “il bracconaggio è la
caccia praticata ricorrendo a tecniche proibite dalla legge.” E, ancora, “gli
animali cacciati vengono tratti in inganno e uccisi brutalmente. I bracconieri
usano i cosiddetti lacci, freni di bicicletta che diventano veri e propri
cappi, le tagliole,
trappole a scatto per animali di taglia più grossa, e gli archetti, trappole a
scatto con cui i piccoli passeriformi muoiono dissanguati dopo ore di tortura.
Per le vittime non c’è speranza: se non muoiono sul colpo, si spengono
agonizzanti. Alcune arrivano a scarnificarsi nel tentativo di liberarsi dalla
morsa”.
Bracconiere è chi spara a specie protette, chi caccia in tempi o in aree di divieto,
chi caccia con modalità e mezzi vietati, chi cattura illegalmente gli uccelli e
gli altri animali protetti.
In Italia, la legge
che regolamenta la caccia è la Legge nazionale 157/92, in particolare la
Direttiva comunitaria “Uccelli” che prevede una serie di obblighi e divieti a
cui i cacciatori devono attenersi. Sanzioni penali e amministrative sono
previste nei casi di mancata osservanza di tali direttive. Esistono, inoltre,
leggi riguardanti le aree protette (394/91), sulla rete Natura 2000 (Decreto n.
184/2007 del Ministero dell'Ambiente) e le leggi di recepimento regionale.
Inutile, quindi,
riportare la differenza tra la pratica della caccia e quella del bracconaggio:
al di là dell’essere favorevoli o meno, la prima è legale.
Dal gennaio 2011 il
CABS (Committee Against Bird Slaughter), in collaborazione con le principali
associazioni ambientaliste italiane, raccoglie su base giornaliera tutte le
informazioni disponibili relative a reati commessi da cacciatori e bracconieri
di nazionalità italiana ai danni della fauna selvatica. Da quanto emerge dal
“Calendario del Cacciatore Bracconiere” del 2014-2015, sono stati raccolti un
totale di 706 casi di reati rilevanti contro la fauna selvatica, 158 in più
rispetto al precedente anno. La fauna coinvolta è principalmente appartenente
alla famiglia degli uccelli, seguita da mammiferi; è riconfermato il fatto che
la caccia agli uccelli si svolge molto più comunemente al di fuori delle regole
rispetto alla caccia di mammiferi. Restando in ambito italiano, le regioni più
coinvolte nella pratica della caccia illegale sono la Campania (18%), seguita
da Lombardia (16%), Calabria (11%), Sicilia (10%), Puglia (8%), Toscana (7%) e
Sardegna (6%). Non sono fuori dalla classifica neanche il Lazio, le Marche, il
Veneto e l’Emilia Romagna, così come la Valle d’Aosta. La Sardegna, la
Basilicata e il Friuli Venezia Giulia sono le regioni in cui i bracconieri, non
dotati di licenza di caccia, sono più numerosi dei cacciatori.
Il fenomeno del
bracconaggio, come facilmente intuibile, non riguarda solo la penisola
italiana. I francesi si classificano come principali bracconieri e trappolatori
d’Europa e continuano a opporsi con forza a ogni tentativo di regolamentazione
venatoria internazionale. In Germania, invece, si assiste a un fenomeno
particolare poiché i cacciatori, oltre a usare spesso il veleno, modificano la
natura del territorio rendendolo fertile per la caccia, con abbondanza di prede
e carenza di predatori. La Spagna è protagonista del fenomeno del “silvestrismo”,
ovvero la cattura di quatto specie di fringillidi per addestrarli al canto, in
deroga alla Direttiva comunitaria. Anche l’area greca dell’isola di Cipro ha il
primato del paese con il più alto tasso di bracconaggio in Europa. I cacciatori
e i bracconieri europei, però, si spingono anche oltre le frontiere: una delle
principali mete per il turismo venatorio è l’Argentina, considerata un vero e
proprio paradiso per la pratica della caccia.
Il simbolo della
barbarie del bracconaggio è il rinoceronte: il suo corno vale 66mila dollari al
chilo. Non sono meno a rischio elefanti, oranghi, uccelli migratori, lupi e
orsi. 23 miliardi di dollari l’anno è la stima del WWF relativamente al
traffico delle specie protette. Alla base di tutto c’è sempre un atto criminale
dei bracconieri e una domanda di prodotti illegali da parte di paesi e
consumatori. Un circolo vizioso che si alimenta grazie al valore sempre più
alto delle specie che via via si estinguono. I numeri degli ultimi anni non
sono rassicuranti: nel 2013 sono stati uccisi 25mila elefanti, 70 al giorno,
mentre soltanto in Sudafrica gli esemplari di rinoceronti uccisi sono passati
dai 13 del 2007 a 1004 nel 2013. Stessa sorte per le tigri: dal 2000 al 2012 sono
stati uccisi 1400 esemplari e la popolazione complessiva non supera i 3200
esemplari. Tutte le sue parti vengono utilizzate per rimedi tradizionali nella
medicina cinese, esibizione di trofei, amuleti e rituali. Tutto questo per cosa? Avorio, utilizzato per
monili, trofei e souvenir. Il suo valore ammonta a 3mila euro al chilo e
viaggia illegalmente dall’Africa verso la Malesia, la Thailandia, le Filippine
e la Cina. L'avorio è anche merce di scambio dei gruppi terroristici per
compare armi e droga e il suo valore ha ormai cifre da capogiro grazie alla
fiorente e ricca domanda asiatica.La lista delle specie
coinvolte è lunga e comprende tartarughe marine, pangolini, balene, delfini,
orsi, scimmie e pappagalli. La carne di gorilla viene consumata in gran parte
dalle comunità africane nei paesi d’origine. In alcuni casi, cuccioli di
scimpanzé e gorilla vengono venduti come animali da esposizione o da compagnia.
I gorilla sono inoltre minacciati dalla distruzione del proprio habitat
naturale a causa della deforestazione. Per quanto riguarda gli squali, se un
tempo la carne veniva utilizzata come piatto “povero” dei pescatori, oggi
assume un valore del tutto nuovo: la sua pinna, infatti, che vale molto più
della carne, viene utilizzata per la preparazione di zuppe consumate non solo
in Asia, ma in tutto il mondo. Gli squali vengono catturati, privati della
pinna dorsale e rigettati in mare, spesso ancora vivi.
Molteplici sono le
organizzazioni che da anni si battono contro la massiccia attività di caccia
illegale: da Greenpeace al WWF, fino a Sea Shepherd. Dai banchetti informativi
nelle principali città all’azione sul campo contro l’illegalità senza fine,
spesso con il tacito consenso della popolazione locale, come mostra questo servizio de “Le Iene”, alle prese con la mattanza delle balene nelle isole Fær
Øer, regione autonoma del Regno di Danimarca dal 1948.
Non posso che concludere con una massima di Groucho Marx che recita: "la caccia sarebbe uno sport bellissimo, se anche gli animali avessero il fucile".
Se hai perso lo scorso editoriale, puoi trovarlo qui.
Per altre foto, link e interviste, segui Storici&Salottiere!
- Sher
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