Lev Tolstoj ha creato
questo grande capolavoro nel 1877, pubblicato inizialmente a puntate su “Il
messaggero russo”. Un piccolo gioiello di un immenso scrittore. Amore a prima lettura.
Un incontro casuale
Il mio approccio a
questo romanzo è avvenuto durante la lettura de “L’insostenibile leggerezza
dell’essere”, di Milan Kundera, che vi consiglio assolutamente di leggere.
Viene citato diverse volte “in mano teneva un grosso libro, Anna Karenina”. Il riferimento
di Kundera è alle coincidenze e alla circolarità degli eventi. Scrive, infatti,
“L’uomo senza saperlo compone la propria vita secondo le leggi della bellezza persino nei momenti di più profondo smarrimento. Non si può quindi rimproverare al romanzo di essere affascinato dai misteriosi incontri di coincidenze (come l’incontro tra Vronskij, Anna, il marciapiede della stazione e la morte, o l’incontro tra Beethoven, Tomas, Tereza e il cognac), ma si può a ragione rimproverare all’uomo di essere cieco davanti a simili coincidenze nella vita di ogni giorno, e di privare così la propria vita della sua dimensione di bellezza”.
Questa visione non
usuale, la spiritualità che scaturisce dalla lettura del romanzo mi hanno
incuriosita, tutto qui. E, quindi, ho comprato il romanzo di Tolstoj. Un insieme
di poesia, dramma, narrazione.
La storia: un
concentrato di amore e dolore
Ambientato nell’alta
aristocrazia russa tra Mosca e San Pietroburgo, la storia ripercorre le vicende
legate alla vita e agli amori di un gruppo di persone, legate tra loro da
legami di parentela e amicizia.
Keira Knightley nei panni di Anna Karenina |
Anna Karenina è
sposata con l’ufficiale governativo Karenin, uomo dedito al lavoro,
apparentemente privo di comprensione e amore nei confronti delle persone a lui
vicine, verso il quale Anna non prova alcun sentimento.
Anna, sotto richiesta
del fratello Stiva, fedifrago e amministratore delle finanze familiari non
idoneo al compito, si reca a Mosca per tentare insieme a lui di convincere la
moglie Dolly a non andarsene di casa, dopo la scoperta dell’ennesimo
tradimento. Nel frattempo, arriva a Mosca anche il giovane Levin, proprietario
terriero, per chiedere in sposa la bella sorella minore di Dolly, Kitty, che
rifiuta la proposta, essendo innamorata del conte Vronskij. Quest’ultimo, però,
nonostante l’infatuazione nei confronti della giovane donna, non ha, almeno
momentaneamente, intenzione di sposarsi. Alla fine, l’amore trionfa tra Kitty e
Levin.
Proprio a Mosca ci
sarà l’incontro che cambierà il corso degli eventi. Anna e Vronskij si
incontrano e si innamorano, senza un apparente motivo razionale. Iniziano una
relazione clandestina e pericolosa, la passione sfocerà in una gravidanza da
giustificare.
"Egli si trovava ovunque potesse incontrare la Karenina e, quando le circostanze glielo permettevano, le parlava del proprio amore. Ella non l'incoraggiava; ma nel suo spirito, ogni volta che lo vedeva, divampava quello stesso senso di animazione che l'aveva invasa fin dal primo giorno in cui l'aveva incontrato in treno; ed essa stessa si rendeva conto di come, appena lo scorgeva, la gioia le si accendesse negli occhi e affiorasse nel suo sorriso, senza tuttavia essere in grado di smorzare l'espressione di quella gioia.
Nei primi tempi dopo il ritorno, era sincera nel credere d'essere scontenta dell'insistenza di Vronski; ma una volta, non avendolo incontrato a un ricevimento dove contava vederlo, capì chiaramente, dalla tristezza che le invase l'anima, di aver ingannato se stessa; l'insistenza di quell'uomo non solo non le era fastidiosa, ma costituiva per lei tutto l'interesse della vita."
La relazione verrà palesata durante una corsa di cavalli in cui
Vronskij è vittima di un incidente: l’angoscia di Anna viene captata da tutto
il pubblico presente, indignato, e dal marito Karenin. Anna chiede al marito il
divorzio che, al contrario, le chiede di tenere nascosta la relazione per salvare
le apparenze, minacciandola di non lasciarle più vedere il figlio Serëža, l’unico
legame con l’uomo. Successivamente, lo stesso Karenin, ritenendo insostenibile
la situazione, comincia a pensare all’idea della separazione che viene
abbandonata dopo le complicazioni legate al parto che porteranno Anna quasi
alla morte. Interviene quindi Stiva che cerca di persuadere Karenin in merito
al divorzio; le condizioni di Anna migliorano e, insieme a Vronskij, parte per
l’Europa.
Con il passare del tempo, l’esasperata gelosia della donna incrinerà
il rapporto tra i due amanti, così
decidono di tornare in campagna. Esasperata dal dolore e dall’umiliazione, Anna
si reca in visita da Dolly e Kitty, dopodiché arriverà al gesto estremo,
lanciandosi sotto un treno in corsa.
La potenza della
capacità descrittiva
Si sa che la
letteratura russa ha un debole per le descrizioni paesaggistiche che occupano
pagine e pagine e pagine. Beh, Tolstoj in questo è un Maestro.
Prima di accostarmi
alla lettura ho raccolto un po’ di pareri in merito al romanzo: l’opinione
pubblica è divisa tra il “mattone senza fine” e “un capolavoro di finezza ed
eleganza”. Andando oltre il mio scetticismo, mi sono letteralmente innamorata
di ogni singola parola impressa sulla carta, divorando le quasi mille pagine in
pochissimo tempo, tanto che ho concluso con il magone sia per il finale
drammatico sia per la consapevolezza di essere arrivata al termine.
La considerevole
lunghezza del romanzo ha permesso all’autore di caratterizzare al meglio i
personaggi, i luoghi e gli avvenimenti che in un susseguirsi di eventi in un
climax ascendente da fiatone riescono a far sognare il lettore con la storia d’amore
dei due amanti Anna Karenina e l’ufficiale Vronskij.
Levin, a lavoro nei suoi campi |
In particolare, nella
terza parte, narrante la vita rurale nella tenuta di Levin, ci sono, a mio
avviso, le descrizioni più suggestive di tutto il romanzo: il duro lavoro nei
campi inserito in un paesaggio quasi surreale.
"Il vecchio, che era stato a sedere accanto a lui, già da tempo se n'era andato; la gente si era tutta dispersa. Quelli che abitavano vicino erano andati alle loro case e quelli che stavano lontano s'eran raccolti per cenare e dormire sul prato. Levin, inosservato, continuava a starsene sdraiato sulla bica e a guardare, ad ascoltare e riflettere. La gente che era rimasta a passar la notte nel prato, non dormì quasi, in quella breve notte estiva. [...] Tutta la lunga giornata di lavoro non aveva lasciato in quei contadini altra traccia che l'allegria. Prima dell'alba tutto si chetò. Si udivano solo l'incessante gracidare notturno delle ranocchie nella palude e lo sbuffare dei cavalli in giro per il prato nella nebbia levatasi all'alba. Rientrato in sè, Levin si alzò dalla bica e, guardate le stelle, capì che la notte era passata."
Trasposizioni cinematografiche:
chi più ne ha, più ne metta
Personalmente, ho
visto due film e una serie televisiva ispirati al romanzo. Nessuna regge il
confronto, vuoi per questioni temporali (riportare tutte le scene dal libro
alla pellicola sarebbe impossibile), vuoi perché quando leggi, crei già un film
in testa, vuoi perché, spesso, il potere delle parole è nettamente superiore a
quello delle immagini.
Scena del film di Wright, 2012 |
Partiamo dal più
recente. Uscito nelle sale nel 2012, diretto da Joe Wright, il cast comprende
attori del calibro di Keira Knightley nel ruolo di Anna, Aaron Johnson nei
panni del conte Vronskij e Jude Law che interpreta il freddo Karenin. Decisamente
più scenica e moderna l’impostazione cinematografica, particolarmente ricche di
pathos la scena del primo ballo tra Anna e Vronskij, durante la quale il tempo sembra fermarsi attorno a
loro, così come l’intrusione notturna di Anna nella propria casa in visita al
figlio Serëža, al quale avevano raccontato che la madre fosse morta.
Estrema
commozione. La Knightley, poi, non si smentisce mai, perfetta nei ruoli
drammatici. Tenerissima la scena in cui Kitty dichiara il suo amore per Levin, utilizzando l'espediente di un gioco da tavolo. Voto: 7,5
La versione del 1997,
diretta da Bernard Rose, vede protagonisti Sophie Marceau e Sean Bean, nei
ruoli, rispettivamente, di Anna e Vronskij, ed è la prima versione statunitense
ad essere girata in Russia. Seppur abbastanza datata, anche qui non mancano le
principali scene dell’escalation dei sentimenti contrastanti ed esasperati di
Anna che la porteranno al suicidio. Tuttavia, la figura di Anna, non mi ha
particolarmente emozionato, nonostante la drammaticità degli eventi. Forse perché
è la prima versione che ho visto, fresca del libro e della miriade di dettagli
che nel film mancano.
Voto: 6
Infine, la miniserie
televisiva di due puntate, del 2013. La nostrana Vittoria Puccini interpreta
Anna. Non mi ha fatto impazzire; ho preferito le versioni cinematografiche. Qui
non ho nulla di particolarmente importante da dire, se non che, nonostante
pecchi di tanti accorgimenti che avrebbero reso meglio le vicende, non sono
riuscita a vedere la Puccini come Anna, ma inevitabilmente come Elisa di
Rivombrosa. Scusate. Voto: 6
Tutti e tre, in un
modo o nell’altro, hanno colto gli aspetti fondamentali e più intrinsechi della
personalità di Anna, non semplicemente una donna in lotta contro un odiato
marito, ma una donna dilaniata dall’amore disperato verso un uomo che, in cuor
suo, sa che non potrà mai essere suo per sempre, e verso il figlio, l’unica
reale consolazione in un mondo non adatto a lei.
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Sher
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