ATTENZIONE: l'articolo contiene immagini che potrebbero urtare la vostra sensibilità.
Guardali,
tutti. Uno per uno.
Potrebbero essere
i tuoi figli, fratelli, cugini, genitori. E potresti persino essere tu.
L’Europa ha
bisogno di un piano immediato, ma, soprattutto, concreto. Continuare a dire “dobbiamo
fare qualcosa”, “basta con questa strage di vite umane”, non è sufficiente. Ormai
dovrebbe essere chiaro.
Un mese fa,
dopo l’ennesima strage in mare, l’Europa ha cominciato seriamente a far fronte
al problema dell’immigrazione. Peccato che, da un mese a questa parte, le
vittime di naufragio siano aumentate considerevolmente e vergognosamente.
Quante vite
spezzate conta, ad oggi, il Mar Mediterraneo? Quante? Probabilmente abbiamo
tutti perso il conto, oltre che il senno.
“L’Europa ha fallito”
Così scrive
il New York Times, puntando il dito
contro Francia e Gran Bretagna in particolar modo, dopo la notizia sconcertante
pervenuta ieri delle settanta vittime trovate in un tir abbandonato in Austria.
SETTANTA persone morte soffocate l’una contro l’altra, in agonia tra i propri
escrementi, tra la disperazione e la consapevolezza della morte imminente, senza
neanche lo spazio per respirare o alzare la mano, senza neanche la voce per
poter almeno tentare di urlare una richiesta d’aiuto.
E cosa dire
degli scontri alla frontiera tra Grecia e Macedonia? Una carneficina umana che
va al di là di ogni ragionevole tentativo di comprendere il disagio provocato
dalla massiccia migrazione. Un affronto ai più sacri diritti umani.
Secondo le
ultime dichiarazioni, la cancelliera tedesca Angela Merkel è pronta a concretizzare i piani di aiuto e sostegno
per arginare il dramma delle stragi nei mari e via terra, mentre il Segretario
generale dell’Onu Ban Ki-Moon
afferma “Sono inorridito e con il cuore
spezzato per la morte dei
rifugiati e dei migranti nel Mediterraneo e in Europa. La comunità
internazionale deve mostrare maggiore determinazione nella risoluzione
dei conflitti e di altri problemi che non lasciano alle persone altra scelta
che fuggire, altrimenti il numero di sfollati, oltre 40mila al giorno, non
potrà che aumentare”.
Dall’Italia,
il Premier Matteo Renzi parla di “una morte assurda che sconvolge la
coscienza di ognuno di noi e sottolinea la centralità del tema
dell’immigrazione in un’Europa dove tornano a ergersi muri”.
Una grande
consapevolezza, a quanto sembra, che aspetta di essere concretizzata in piani
seri che vadano oltre le differenze politico-economiche dei Paesi europei.
Un po’ di numeri
L’Onu ha
tentato di quantificare il drammatico bilancio delle vittime dei naufragi al largo
delle coste italiane. Secondo l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr),
dall’inizio dell’anno 2015, sono circa 300 mila i rifugiati e i migranti che si sono messi in viaggio per
attraversare il Mediterraneo e ben 2500 i morti e i dispersi nelle acque
nostrane, secondo stime quanto più vicine alla realtà. Nel Canale di Sicilia l’incidente
più drammatico è quello dello scorso 18 Aprile 2015 con un bilancio di 700
vittime; una strage senza precedenti.
Siamo tutti cittadini del mondo
È un appello
all’umanità quello che deve essere lanciato in ogni casa, in ogni chiesa, in
ogni coscienza. Non esistono colori politici, etnici, sociali. Non esistono
barriere e muri per nasconderci da questa tragica realtà. Non esiste chi crede
ancora che ci sia chi merita di più e chi merita di essere lasciato morire in
mare con la speranza di raggiungere un posto migliore, di costruire un futuro
dignitoso per i propri figli, per la propria famiglia.
È un appello
alla solidarietà quello che l’Europa dovrebbe diffondere perché se è vero che la
legge è uguale per tutti, il diritto alla vita va oltre ogni imperativo morale,
etico e religioso.
Immagine della Cear (Comision Espanola de Ayuda al Refugiato) contro le stragi nel Mediterraneo |
- Sher
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