Titolo: Opium
Anno: 2003
Casa editrice: Bompiani, Milano
Genere: favola storica
Dicono che un libro non si giudichi dalla copertina, ma in biblioteca, in mezzo a scaffali e scaffali di libri, questo romanzo con sovracopertina rossa e titolo in oro ha catturato la mia attenzione.
Solitamente non mi soffermo molto nella
sezione letteratura francese, ma stavolta non ho potuto farne a
meno. Istinto, destino, o il libro stesso mi ha chiamato.
Favola poetica del tè e dell'oppio
“Sai che l'arte del tè è una musica d'acqua? […] Rifletti bene e ascolta. Innanzitutto c'è la musica della pioggia sulle foglie degli alberi da tè, un leggero fremito di un tamburo di luce verde colpito dalle argentee bacchette dal cielo. Poi c'è la musica del raccolto, accompagnata dal danzare dei veli delle coglitrici. Successivamente c'è la musica di una sorgente d'acqua dalla purezza e dalla freschezza straordinarie. Infine c'è la musica dell'acqua bollente versata lentamente sulle foglie di tè.”
Charles Stowe fin da piccolo è stato
innamorato del tè e, desideroso di scoprirne i segreti nell'allora
sconosciuta Cina, parte per Shangai sperando di poter comprare il
famoso tè bianco riservato solo all'imperatore. Sono anni difficili,
l'impero di Mezzo non concede libertà di movimento agli stranieri,
se non nei quartieri adibiti e Charles, seguendo una donna misteriosa
dagli occhi verdi e il profumo dell'oppio, scoprirà il segreto che
tanto cercava, a un dovuto prezzo.
Opium non è un romanzo d'avventura,
quanto una favola storica poetica. I capitoli sono brevi, ma narrati
in modo melodioso, con descrizioni curate, ma non troppo. Non
troverete dettagli sulla vita quotidiana nella Cina del 1800, non
troverete malattie né disagi, solo l'incantesimo dell'oppio e del
tè.
Robert Fortune
Nel libro viene citato Robert Fortune,
un botanico esploratore che visse effettivamente nella prima metà
dell' '800. Grazie a lui e alle ventimila pianticelle di tè che
negli anni '40 portò dalla Cina, l'impero britannico poté porre
fine al monopolio dell'Impero di Mezzo sul tè creando una
piantagione di tutto rispetto in India.
Che dire... grazie Robert, sei il
fautore dell'esportazione mondiale del tè e della mia dipendenza
dalla bevanda delle cinque.
- Lynn
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