giovedì 5 maggio 2016

The Tag-Along, film del Taiwan tra il drammatico e l'horror



A fine aprile si è tenuto a Udine uno dei miei festival preferiti: il Far East Film Festival. Otto giorni di film orientali dalle 9 di mattina a mezzanotte con eventi collaterali quali mostre, aperitivi con sushi, mercatini e cerimonie del tè.

Per fortuna sono riuscita a rapire una mia amica per guardare un film insieme. Ovviamente la mia scelta è ricaduta su una delle proposte dello psycho horror day. Lei ha acconsentito felicemente... poi ha ammesso che non aveva mai visto un horror in vita sua. In assoluto.
Grande responsabilità la mia... ho seriamente temuto di doverla portare in ospedale per un attacco cardiaco.
Alla fine è andata bene, ha trovato il film 'carino'. E io sono tornata a respirare.


Trama

C'è una leggenda secondo la quale, quando tagli un albero senza un motivo, gli spiriti della montagna scendono in città e prendono una persona per piantarne l'anima al posto dell'albero perduto.
Se la persona rapita fa il tuo nome, ella verrà liberata, mentre tu sarai costretto a prendere il suo posto tra le altre anime piantate nel bosco.
Zhi-wei He vive con la nonna e lavora duro per potersi comprare una casa e chiedere alla propria fidanzata di sposarlo, la quale tuttavia è reticente. Ma sua nonna un giorno scompare e strani eventi accadono. Una bambina vestita di rosso li perseguita, con apparizioni, visioni spaventose e strane frasi.
Nella ricerca di sua nonna, Zhi-wei He verrà rapito dalla bambina, che in realtà è il demone della montagna, il Tag-along, venuto a reclamare l'anima che gli spetta. Toccherà alla sua fidanzata Yi-jun Shen trovarlo in tempo e salvarlo dal destino che lo attende...


The Tag-along è un film del 2015 di Wei-hai Cheng. Ciò che mi ha colpito è la sua doppia natura: horror e drammatico. Non è una semplice lotta contro il male, ma una scoperta di sé e dei rapporti umani mentre un demone cerca di rapirti. C'è differenza. 
Il conflitto tra Zhi-wei e la nonna, un rapporto che si sta logorando nella ricerca d'indipendenza di lui, crea maggiore empatia col personaggio. Potremmo essere noi, con i nostri problemi famigliari. Dà un senso di realtà che amplifica l'aspetto horror. 
Last but not least è interessante come viene dipinta la quotidianità dei personaggi. La colazione, il motto ripetuto in gruppo prima di iniziare a lavorare, il sacchetto per il pranzo... e ovviamente la lingua. Perché al Far East ovviamente proiettano in lingua originale, con sottotitoli in inglese e in italiano. 

Non vedo l'ora di vedere il prossimo anno un altro horror al Festival, ormai è tradizione. Peccato non averne visti altri... ce n'era uno in cui la protagonista sentiva l'odore dei fantasmi. Che ne pensate?

- Lynn 

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