giovedì 30 aprile 2015

Editoriale n° 4: L'inutile lamento degli italiani sul 1° maggio

1° maggio festa dei lavoratori!

"Ma se il lavoro in Italia non c'è, che festeggi?"

Mica hanno torto, gli Italiani. Gli italiani che non sanno o che dimenticano, o che vogliono chiudere gli occhi. Perché agli Italiani piace lamentarsi, e questo lo sappiamo tutti. Perfino io mi sto lamentando degli italiani che si lamentano. Un cane che si morde la coda.

Mi sono perso… ah, sì. Gli italiani che non sanno e che vogliono fare becero populismo dicono che non c'è lavoro e niente da festeggiare. L'italiano dimentica che si festeggia anche la possibilità di lamentarsi senza essere sparato addosso. Basti pensare che fino al 1889, in Italia, lo sciopero era considerato reato e solo col Codice Zanardelli la situazione cambiò. A livello giuridico, almeno. Lo spettro del comunismo spingeva i governi più reazionari a vedere ogni incontro pubblico come una congiura perpetrata dallo straniero e dal rosso, come ci ricorda il buon vecchio Crispi, e quindi sparavano sulla folla senza ritegno.

Proteste, lotte, sangue e polvere da sparo hanno portato al 1° maggio, che altro non è che il simbolo di tutte le lotte compiute per la possibilità di un lavoro dignitoso e della possibilità di ribellarsi a imprenditori sfruttatori.

Ma se l'italiano medio proprio non vuole leggere i libri di Storia, non è necessario che andiamo indietro di 150 anni. Ci basta prendere un aereo e spostarci in alcune zone dell'Asia o in Africa. Famiglie che vivono con un dollaro al giorno con ritmi massacranti.
Ora immaginate di guardare in faccia un bambino (non per fare demagogia spicciola, ma solo perché spesso i genitori li ha persi nelle guerre civili ed a lavorare è lui) che non ha e non può fare le cose che fa vostro figlio e ditegli che il lavoro non c'è. Se non vi sputa in faccia, è solo perché non ha più la saliva.

- Ruel

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