sabato 25 aprile 2015

Editoriale n.3: 25 aprile, parliamo di ideali o sacrifici?

Ormai è diventato un rito, condividere sui social le feste nazionali, issando la bandiera dei principi, dei valori e delle lotte.
Ciò che mi chiedo è: noi, italiani, stiamo omaggiando la Resistenza per cosa? Per la libertà? Per la liberazione dal giogo fascista? Per la possibilità di avere una nostra idea?
Ciò mi fa un po' sorridere, dato che la maggior parte delle persone cerca sempre un modo per adeguarsi agli altri, per non essere diverso, e si crogiola nella propria culla formata da stereotipi e tipizzazioni. Ma andiamo oltre.
Omaggiamo la Resistenza perché i partigiani sono morti per un futuro senza costrizioni?
Ah, quindi omaggiamo i sacrifici. Omaggiamo il sacrificio della vita. Omaggiamo i morti. E i vivi che hanno vissuto nel terrore? Anni e anni di lotte, paure, col rischio di venir scoperti, forse anche di tortura corporale.
Per un attimo vorrei ricordare un altro tipo di sacrificio: i partigiani che hanno scelto di sopravvivere, di lottare scegliendo l'inferno, che hanno intrapreso un viaggio pieno d'odio e, purtroppo, a volte di vergogna. Penso alle donne che hanno fatto le spie per i partigiani e hanno usato il proprio corpo per ottenere le informazioni necessarie per aiutare la Resistenza. Penso a Maddalena Cerasuolo che, durante le Quattro Giornate di Napoli, combatté impugnando le armi. Dopo la liberazione della città, gli Alleati la mandarono oltre la linea Gustav come spia. Non volle mai raccontare cosa fece, nemmeno a sua figlia. 
Ma di esempi così, ce ne sono così tanti che si potrebbe tranquillamente scrivere una tesi di laurea magistrale. Perciò invito tutti i lettori a leggere, scoprire, capire come si è arrivati al 25 aprile, soffermandosi sui dolori di ognuno, perché il risultato ottenuto è tanto più prezioso quanto più grande è l'inferno combattuto.

- Lynn 

img: anppia.it

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