sabato 19 marzo 2016

L'ora del Diavolo: intervista all'autore Alessio Del Debbio

1) Ciao Alessio e benvenuto nel salotto di Storici&Salottiere! Presentati ai nostri lettori! Qual è
stato il tuo percorso di scrittore?
Grazie mille per l’ospitalità. Devo dire che sono sempre stato un appassionato scrittore (alle superiori scrivevo temi di otto colonne, per grande disperazione della mia prof di italiano che poi doveva leggersele tutte!) e creatore di mondi, fin da piccolo mi piaceva creare storie, soprattutto in terre fantastiche. Poi crescendo ho iniziato a mettere insieme frasi, pensieri, idee raccolte per via col tentativo di farne un libro. Il mio primo romanzo è stato Oltre le nuvole, una storia di amicizia ambientata nella Viareggio dei giorni nostri, cui sono di recenti seguiti un prequel (Anime contro) e un seguito, Favola di una falena, ambientato durante gli anni universitari dei protagonisti, sebbene i tre romanzi siano autonomi e perfettamente fruibili anche senza aver letto gli altri. Al momento mi sto dedicando a un romanzo urban fantasy che spero possa trovare un editore!

2) L'ora del diavolo è una raccolta di racconti. Ce ne vuoi parlare?
L’ora del diavolo è una raccolta di racconti fantastici, tutti ispirati a leggende e tradizioni folkloristiche della Lucchesia e delle Alpi Apuane. Sono nati singolarmente, un po’ per dei concorsi a cui partecipato, un po’ durante alcuni corsi di scrittura che ho frequentato, un po’ perché mi andava di scrivere un racconto incentrato su una certa leggenda locale. Poi ho pensato di riunirli in un solo volume, essendo legati da un denominatore comune, ossia essere ambientati tra la Versilia, Lucca e le Alpi Apuane. È stato piacevole scriverli, e anche interessante, perché sono andato a ricercare leggende e costumi popolari della mia zona, raccontandoli in forma romanzesca. Su tutte c’è sempre l’ombra del diavolo che, come nella più classica fiaba popolare, ci mette lo zampino per adescare gli uomini e portarli al lato oscuro. La particolarità di quest’antologia è che, nonostante i racconti siano perfettamente fruibili singolarmente, essendo autoconclusivi, ho inserito qua e là piccoli riferimenti al fine di creare un unico universo narrativo in cui si muovono i personaggi dell’antologia.

3) Qual è la tua leggenda preferita? E perché?
Le apprezzo un po’ tutte, soprattutto quelle ambientate sulle Alpi Apuane. Spesso gli scrittori fantasy tendono a viaggiare con la fantasia, appunto, inventando mondi e luoghi che, invece, spesso esistono a pochi passi da loro. Località come la cascata dell’Acquapendente, il pozzetto dei matti, la buca delle fate, la Grotta del Vento, l’evocativo Bosco del Fatonero, esistono realmente, e mi è piaciuta l’idea di usarle come ambientazione delle mie storie, per farle anche conoscere a chi magari non è della mia zona. Anche perché l’Italia è ricca di leggende, soprattutto locali, un pozzo a cui un creatore di mondi non può fare a meno di attingere, anche per valorizzare le proprie origini.

4)In quale personaggio apparso ti rispecchi di più?
Oddio, difficile dirlo. In questi giorni mi sento un po’ come Daniele, il protagonista della favola che conclude il volume Che fine ha fatto Babbo Natale?, un adulto che continua a credere in Babbo Natale, incurante dei commenti di amici e parenti, solido nella sua fede genuina verso un mondo perduto di piacevolezze. Una visione romantica e disincantata che purtroppo molti hanno perduto. Anche se (e qua la favola diventa vita reale), come lui stesso scopre, per ogni sogno e per ogni eroe, c’è sempre un risvolto oscuro, e la strega che tenta di distruggere i suoi sogni è un po’ come la cruda realtà della vita che continuamente ci mette alla prova.

5)Secondo te, in che condizione è l'editoria italiana? Cosa si può fare a riguardo?
Direi che non è in buone condizioni, come il resto del Paese, del resto. Da un lato le case editrici, in quanto imprese, sono tartassate da burocrazia e tasse, che, come un cancro, distruggono l’economia dall’interno, per cui poche sono in situazioni positive; le case editrici medio-piccole fanno tanta fatica a sopravvivere. Dall’altro lato c’è un mercato in stagnazione, pochi lettori (un italiano su due non legge, e molti ne vanno pure fieri…) e tantissime offerte di libri, tra pubblicati e autopubblicati, un enorme afflusso che intasa il mercato, disorienta il potenziale (nuovo) lettore e impedisce agli scrittori realmente validi di emergere. Ci vorrebbe una bacchetta magica per sistemare tutto, ma, non avendola, suggerisco tre ricette, una per ciascun potenziale soggetto coinvolto: al governo direi di ridurre tasse e snellire la burocrazia, per far rifiatare questa povera economia; alle famiglie, direi di cercare di far avvicinare i propri figli alla lettura, presentando loro il libro come un amico, un compagno con cui possono condividere splendide avventure da soli; infine alle case editrici, forse dirò una frase controproducente (dal punto di vista di un autore che vuole emergere), ma credo che dovrebbero pubblicare meno libri, ma di qualità maggiore, e soprattutto promuoverli, farli conoscere. Ci sono tanti giovani autori italiani che nessuno conosce, ma non per questo sono meno interessanti dei grandi nomi che rimbalzano ogni giorno sui media. Infine al lettore consiglio di sperimentare, di non leggere sempre ciò che tutti leggono o di cui tutti parlano, ma di provare qualcosa di nuovo, un autore sconosciuto, un genere diverso dal solito; chissà, magari da un incontro casuale nascerà qualcosa di straordinario. Come è successo tra Thorin e Gandalf a Brea!

Non ci resta che augurare un grosso in bocca ad Alessio, sperando che torni a trovarci presto!

- Ruel

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