domenica 6 dicembre 2015

Bruxelles: viaggio nella città più blindata d’Europa

Un volo prenotato un mese prima per motivi personali. Poi i fatti di Parigi, lo scorso 13 Novembre. Allerta terrorismo, città blindate, mandanti degli attacchi in fuga, pericolo a Bruxelles, città assediata, chiusa. Panico e paura. Cosa fare? Come reagire? E, soprattutto, un biglietto aereo in mano e la domanda: partire o non partire?
Alla fine ho deciso di partire, dopo essermi informata circa la ripresa della quotidianità, la riapertura della metro e del centro cittadino. Per quattro giorni mi sono spostata con mezzi pubblici, evitando la metro anche per una questione turistica: il tram attraversa la città all’aperto e ho così potuto apprezzare tanti scorci inusuali e interessanti.

Dopo il benvenuto in aeroporto da parte di militari in ogni postazione, ho assistito al fermo di un uomo che si trovava sul mio stesso volo e, successivamente, sullo stesso autobus per raggiungere Gare du Midi, la stazione Sud, centro di smistamento di tutti i mezzi pubblici. Non ho trovato notizie in merito, probabilmente si è trattato di un falso allarme o semplice prevenzione.
Un arrivo traumatico che ha aperto le porte a un piacevolissimo soggiorno tra storia, religioso silenzio in Notre Dame de Sablon, meraviglia di fronte alla Grand Place in versione natalizia, passeggiate infinite nel Parc du Cinquantenaire e a Flagey, degustazione dei prodotti tipici e gelo invernale.

Ciò che inevitabilmente salta subito all’occhio è la massiccia presenza di militari armati e postazioni della polizia in ogni angolo della città, con particolare affluenza nelle zone turistiche. Le sirene sono una costante diurna e notturna, tanto che già dopo un giorno l’orecchio non se ne accorge quasi più.


La normalità sembra essere tornata, dopo giorni di totale chiusura del centro per favorire le operazioni delle forze dell’ordine, tanto che lo stesso governo belga chiese di non diffondere informazioni in merito.
Tuttavia, vige un clima di diffidenza, tutti si guardano con occhi diversi, ognuno sospetta di chi ha di fronte sull’autobus o in fila alla casa del supermercato. È successo anche a me e me ne vergogno.
Questo non mi ha impedito, però, di godermi una buona birra belga nel celeberrimo pub Delirium che si trova in un vicoletto appena dietro la piazza principale. Non mi ha neanche impedito di restare immobile per dieci minuti di fronte al spettacolare gioco di luci nella Grand Place, in una danza a ritmo di musica. La paura non ha fermato neanche le centinaia di persone intorno a me, turisti e popolazione locale.

Vetture della polizia nel centro della città
Dopo aver vissuto diversi giorni al livello di allerta 4, ovvero il valore più alto, Bruxelles è tornata a vivere, favorita sicuramente dall’aria natalizia che si respira in ogni angolo. Il quartiere più controllato, Molenbeek, si trova appena fuori dalla città e costituisce un vero e proprio comune che conta 81mila abitanti. Qui sono stati rinvenuti esplosivi e armi, sono state fermate diverse persone sospettate di essere in qualche modo legate ai fatti di Parigi. Non ci sono stata, ma ho chiesto informazioni, opinioni, impressioni. Una studentessa di origini marocchine, vive in una città a un paio d’ore da Bruxelles ma studia nella capitale. Mi ha raccontato di come le sembri esagerata tutta questa situazione, non essendosi mai sentita in pericolo né in centro, né nei quartieri circostanti. Frequenta da sempre Molenbeek, spesso si trova lì a fare shopping e non ha mai avuto problemi. Sollecitandola per un’ulteriore spiegazione, mi spiega che non la pensa così soltanto perché in quel quartiere è ben nota l’alta percentuale di etnie africana e, in generale, araba, ma perché realmente le circostanze non le hanno mai dato modo di credere di essere in pericolo.
Al suo scetticismo nei confronti di questo clima di allerta, le rispondo dicendo che credo siano normali maggiori controlli e prevenzione, proprio perché a Bruxelles non si è mai creata una situazione di alta tensione come quella che si sta vivendo oggi.

Anche gli studenti del progetto Erasmus+ che vivono nel campus universitario VUB, nel comune di Etterbeek, si sentono piuttosto al sicuro, nonostante alcuni se ne siano andati temporaneamente nei giorni di maggiore tensione.

Quello che ho notato, inoltre, è che paradossalmente, in un clima di alta insicurezza ci si sente anche più salvaguardati, proprio per l’alta presenza di postazioni di controllo delle forze armate.
Grand Place

L’unico mio grande rammarico è di aver rinunciato a visitare il Parlamento Europeo, pur essendo passata lì in diverse occasioni per spostarmi da una zona all’altra. La famosa scusa per tornare a Bruxelles, magari in primavera con temperature più miti e l’esplosione dei colori nei diversi parchi che fanno da sfondo all’architettura gotica delle abitazioni tipicamente nordiche.

- Sher

Nessun commento:

Posta un commento