Alla fine ho
deciso di partire, dopo essermi informata circa la ripresa della quotidianità,
la riapertura della metro e del centro cittadino. Per quattro giorni mi sono
spostata con mezzi pubblici, evitando la metro anche per una questione
turistica: il tram attraversa la città all’aperto e ho così potuto apprezzare
tanti scorci inusuali e interessanti.
Dopo il
benvenuto in aeroporto da parte di militari in ogni postazione, ho assistito
al fermo di un uomo che si trovava sul mio stesso volo e, successivamente,
sullo stesso autobus per raggiungere Gare du Midi, la stazione Sud, centro di
smistamento di tutti i mezzi pubblici. Non ho trovato notizie in merito,
probabilmente si è trattato di un falso allarme o semplice prevenzione.
Un arrivo
traumatico che ha aperto le porte a un piacevolissimo soggiorno tra storia,
religioso silenzio in Notre Dame de Sablon, meraviglia di fronte alla Grand
Place in versione natalizia, passeggiate infinite nel Parc du Cinquantenaire e
a Flagey, degustazione dei prodotti tipici e gelo invernale.
Ciò che
inevitabilmente salta subito all’occhio è la massiccia presenza di militari
armati e postazioni della polizia in ogni angolo della città, con particolare
affluenza nelle zone turistiche. Le sirene sono una costante diurna e notturna,
tanto che già dopo un giorno l’orecchio non se ne accorge quasi più.
La normalità
sembra essere tornata, dopo giorni di totale chiusura del centro per favorire
le operazioni delle forze dell’ordine, tanto che lo stesso governo belga chiese
di non diffondere informazioni in merito.
Tuttavia,
vige un clima di diffidenza, tutti si guardano con occhi diversi, ognuno
sospetta di chi ha di fronte sull’autobus o in fila alla casa del supermercato.
È successo anche a me e me ne vergogno.
Questo non
mi ha impedito, però, di godermi una buona birra belga nel celeberrimo pub
Delirium che si trova in un vicoletto appena dietro la piazza principale. Non
mi ha neanche impedito di restare immobile per dieci minuti di fronte al
spettacolare gioco di luci nella Grand Place, in una danza a ritmo di musica.
La paura non ha fermato neanche le centinaia di persone intorno a me, turisti e
popolazione locale.
Vetture della polizia nel centro della città |
Dopo aver
vissuto diversi giorni al livello di allerta 4, ovvero il valore più alto,
Bruxelles è tornata a vivere, favorita sicuramente dall’aria natalizia che si
respira in ogni angolo. Il quartiere più controllato, Molenbeek, si trova
appena fuori dalla città e costituisce un vero e proprio comune che conta
81mila abitanti. Qui sono stati rinvenuti esplosivi e armi, sono state fermate
diverse persone sospettate di essere in qualche modo legate ai fatti di Parigi.
Non ci sono stata, ma ho chiesto informazioni, opinioni, impressioni. Una
studentessa di origini marocchine, vive in una città a un paio d’ore da
Bruxelles ma studia nella capitale. Mi ha raccontato di come le sembri
esagerata tutta questa situazione, non essendosi mai sentita in pericolo né in
centro, né nei quartieri circostanti. Frequenta da sempre Molenbeek, spesso si
trova lì a fare shopping e non ha mai avuto problemi. Sollecitandola per un’ulteriore
spiegazione, mi spiega che non la pensa così soltanto perché in quel quartiere
è ben nota l’alta percentuale di etnie africana e, in generale, araba, ma perché
realmente le circostanze non le hanno mai dato modo di credere di essere in
pericolo.
Al suo
scetticismo nei confronti di questo clima di allerta, le rispondo dicendo che
credo siano normali maggiori controlli e prevenzione, proprio perché a
Bruxelles non si è mai creata una situazione di alta tensione come quella che si
sta vivendo oggi.
Anche gli
studenti del progetto Erasmus+ che vivono nel campus universitario VUB, nel comune
di Etterbeek, si sentono piuttosto al sicuro, nonostante alcuni se ne siano
andati temporaneamente nei giorni di maggiore tensione.
Quello che
ho notato, inoltre, è che paradossalmente, in un clima di alta insicurezza ci
si sente anche più salvaguardati, proprio per l’alta presenza di postazioni di
controllo delle forze armate.
Grand Place |
L’unico mio grande
rammarico è di aver rinunciato a visitare il Parlamento Europeo, pur essendo
passata lì in diverse occasioni per spostarmi da una zona all’altra. La famosa
scusa per tornare a Bruxelles, magari in primavera con temperature più miti e l’esplosione
dei colori nei diversi parchi che fanno da sfondo all’architettura gotica delle
abitazioni tipicamente nordiche.
- Sher
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