lunedì 28 settembre 2015

I caduti di pietra: recensione e intervista all'autore

I Caduti di Pietra è un saggio che l'autore, Giuseppe Russo, definisce "diverso". Tra poco vedremo con lui perché. Io che ho letto e apprezzato il libro, posso già anticiparvi qualcosa.

L'autore, Giuseppe Russo, durante una presentazione
Giuseppe ci parla della Seconda Guerra Mondiale a Napoli, ma con una particolarità. Un amore smisurato per la Campania e per la sua cultura gli consente di trattare le opere d'arte, mobili e immobili, del territorio campano come se fossero delle persone in carne ed ossa. I caduti sono di pietra, quindi, ma non per Giuseppe. Per lui le meraviglie di Napoli sono dotate di un'anima, un'anima enorme condivisa da tutti gli abitanti che sono e sono stati. L'indignazione che Giuseppe ha provato nello scrivere le deturpazioni che ha dovuto subire, per esempio, la Reggia di Caserta, è un sentimento vero, pari a quello che Pavone ha avuto descrivendo le umiliazioni dei napoletani filmati e derisi dai tedeschi mentre saccheggiavano un deposito.
E la stessa umiliazione la proverete anche voi. Anche se non siete napoletani, perché la cultura è l'espressione di un'anima collettiva. Quindi, se un americano ha urinato nella sala del trono, è come se avesse urinato nel nostro soggiorno. Merito di Giuseppe Russo è di essere riuscito a veicolare queste emozioni.

Ma è arrivato il momento dell'intervista.


1) Ciao Giuseppe! Parlarci un po' del percorso, il tuo percorso "accademico", diciamo.
Ciao Roberto, e salve a tutti i gentilissimi lettori. Beh il mio percorso di studi è piuttosto variegato, soprattutto perché mi piacciono talmente tante cose che vorrei poter conoscere tutto. Prima di tutto va detto che sono praticamente nato con la tastiera in mano, quella dei Commodore per intenderci (vediamo a chi scappa una lacrimuccia), per cui i miei diplomi sono "tecnici". Quello ufficiale, se così si può dire, è quello in Telecomunicazioni, ramo in cui opero dal lontano 1994, però sono anche esperto di informatica e aeronautica. Ma il ramo tecnico non è il solo che mi fa impazzire, per cui, con stupore dei molti, da anni studio l'arte, la filosofia, e soprattutto la storia. Amando l'arte, la storia, ma anche i meccanismi economici che scandiscono il nostro ritmo di vita, ho intrapreso il percorso di laurea nel ramo misto delle Scienze del Turismo, ovvero una interfacoltà tra Lettere e Filosofie ed Economia e Commercio. Grazie a questo percorso universitario ho affinato le mie capacità di ricerca, e successivamente ho effettuato un grosso lavoro di grafica e restauro di alcune foto provenienti da diversi archivi fotografici, venendo in contatto con la realtà della guerra in modo ancora più crudo e riflessivo. Da questa mia esperienza è nata poi la considerazione che ha dato il via alla stesura prima del progetto di Tesi e poi del primo libro, I caduti di pietra, della collana Campania 1940-1943. Tra l'altro una borsa di studio, vinta senza nemmeno saperlo (!), mi ha permesso di andare a fare ricerca per diversi giorni a Roma, dove ho acquisito ulteriore materiale utile per continuare il percorso intrapreso: studiare e riportare all'attenzione i danni, le distruzioni e le violenze subite dal nostro patrimonio artistico.


2) Come ti è venuta l'idea di un saggio storico di questo tipo? E perché rendere protagonisti i monumenti?
L'idea è nata quando ho iniziato a sistemare le foto storiche di cui ho parlato prima, proprio durante il periodo di tirocinio universitario. Visionavo foto di monumenti, statue, palazzi storici, archi trionfali e altre strutture avvolte da impalcature tecnicamente chiamate "incastellature o blindamenti", installate per proteggere i beni culturali dalle bombe. Soprattutto le statue, all'interno di chiese e musei, mi hanno veramente colpito. Ho sempre avuto la sensazione di osservare civili impauriti accovacciati dietro sacchi di sabbia, trincee appunto, nella speranza di sopravvivere alla furia della guerra. Emblematico il gruppo scultoreo del Mazzoni, il Compianto sul Cristo morto, conservato presso la bella Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi a Napoli. Nelle foto visionate, tutte le statue del gruppo erano avvolte, incastellate, protette, e rendevano una pietosa idea di sofferenza, di angoscia, forse addirittura di terrore. Sono stato illuminato da queste immagini, e ho pensato di dar voce a queste pietre che sono cadute come i soldati e gli inermi civili. E' nata così una ricerca che ha sovvertito diverse mie convinzioni, e ha ribaltato il modo di raccontare quelle tragedie, snellendo la solita noiosa solfa strategico-politica che spesso allontana i lettori.

3) Ci parli del tuo percorso editoriale? Come fai per promuovere il tuo libro?
Beh, prima di pubblicare il libro ho ovviamente avviato delle ricerche sull'editoria, e su come pubblicare un testo da scrittore "emergente". Mi sono subito reso conto che non avrei avuto alcuna possibilità con i grandi editori, troppo attenti al commerciale, e ho deciso praticamente subito di entrare nel mondo del self-publishing. Alla fine ritengo sia stata una scelta giusta, e ora sono libero di gestirmi come credo, prendere contatti con scuole, associazioni, enti e tutte quelle organizzazioni che si sforzano di fare cultura ogni giorno. Molte di queste tentano di conservare la nostra memoria al meglio, sicuramente con poche risorse materiali, ma con un cuore fuori dall'ordinario. Interessantissimo ed inaspettato il percorso nelle scuole. Grazie a chi aveva letto in anteprima il libro, s'è aperto un canale con gli insegnanti che richiedono la mia presenza nelle aule per raccontare, attraverso il mio libro, gli aspetti dimenticati del periodo bellico. Come sai, il mio è un "saggio storico diverso" perché osserva i fatti dall'inedita prospettiva dei danni al patrimonio artistico e alle nostre tradizioni, per cui gli studenti sono sempre attentissimi quando li conquisto con l'episodio dello Stadio Ascarelli. Eh si, c'entra anche il calcio nel mio racconto, ed in tutte le presentazioni ricordo ai ragazzi che il Calcio Napoli aveva uno stupendo stadio di proprietà prima della guerra, l'Ascarelli appunto, che purtroppo abbiamo perso a causa dei bombardamenti. Ricordo con piacere, e con grande meraviglia degli insegnanti, che ho conquistato una platea di bambini delle elementari grazie a questo episodio, per cui ho dimostrato che la storia interessa tutte le fasce di età, ed il vero problema è cosa si racconta e come lo si racconta. Non ti dico cosa accade ogni volta tra napoletani e juventini....ma questa è un'altra storia!

4) Come ti vedi da qui a 5 anni? Ti vedi uno scrittore di successo? Che progetti hai in futuro?
Di qui a 5 anni non mi vedo, nel senso che progettare e sognare il futuro va bene, ma in questo momento sono ben ancorato a terra, e l'unica mia pretesa è diffondere un po' di cultura storica, far rivivere il nostro patrimonio culturale attraverso il ricordo e l'informazione, e magari riuscire a coprire le spese per continuare a scrivere. Pretese basse? No, semplicemente impegno serio focalizzato sulla collettività. Ora penso a contribuire alla diffusione di una cultura storica che diviene sempre più carente in Italia (vogliamo parlare della battuta dell'ultima Miss Italia?), poi "se son rose fioriranno" diceva un proverbio.

5) Daresti un consiglio ai futuri scrittori?
Solo uno. Se sapete di avere la capacità di scrivere in modo normale e comprensibile, non fermatevi e credete in voi stessi. C'è bisogno di voci diverse, soprattutto di chi scrive fatti reali e non solo racconti inventati. L'appiattimento del panorama culturale non è dato da internet, che secondo alcuni concede la voce a tanti stolti, ma in verità è dato dalla caduta verticale dei lettori e dall'offerta oramai relegata a libri-film che vendono, e quindi all'annoso problema dell'editoria che non investe. Chi parla di "stolti o di ignoranti che si autopubblicano", evidentemente ha paura della concorrenza e dimentica il ruolo del lettore. Se nel mio libro vi fossero strafalcioni da analfabeta, secondo voi potrei ancora continuare a fare presentazioni o a vendere il libro? Il problema è tutto qui. Se emergono altri scrittori normalmente capaci (nessuno mette in dubbio le capacità di alcuni geni della letteratura), sta a vedere che molti libri commerciali iniziano a vendere di meno? Sta a vedere che i lettori iniziano a capire che si possono leggere anche libri più interessanti di quelli che vengono normalmente pubblicizzati ?  Mah, a me il dubbio viene....

Grazie a Giuseppe per l'intervista e in bocca al lupo per tutti i suoi progetti!

Roberto Leone

- Ruel

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