I Caduti di Pietra è un saggio che l'autore, Giuseppe Russo, definisce "diverso". Tra poco vedremo con lui perché. Io che ho letto e apprezzato il libro, posso già anticiparvi qualcosa.
L'autore, Giuseppe Russo, durante una presentazione |
E la stessa umiliazione la proverete anche voi. Anche se non siete napoletani, perché la cultura è l'espressione di un'anima collettiva. Quindi, se un americano ha urinato nella sala del trono, è come se avesse urinato nel nostro soggiorno. Merito di Giuseppe Russo è di essere riuscito a veicolare queste emozioni.
Ma è arrivato il momento dell'intervista.
1) Ciao Giuseppe! Parlarci un po'
del percorso, il tuo percorso "accademico", diciamo.
Ciao
Roberto, e salve a tutti i gentilissimi lettori. Beh il mio percorso di studi è
piuttosto variegato, soprattutto perché mi piacciono talmente tante cose che
vorrei poter conoscere tutto. Prima di tutto va detto che sono praticamente
nato con la tastiera in mano, quella dei Commodore per intenderci (vediamo a
chi scappa una lacrimuccia), per cui i miei diplomi sono "tecnici".
Quello ufficiale, se così si può dire, è quello in Telecomunicazioni, ramo in
cui opero dal lontano 1994, però sono anche esperto di informatica e
aeronautica. Ma il ramo tecnico non è il solo che mi fa impazzire, per cui, con
stupore dei molti, da anni studio l'arte, la filosofia, e soprattutto la
storia. Amando l'arte, la storia, ma anche i meccanismi economici che
scandiscono il nostro ritmo di vita, ho intrapreso il percorso di laurea nel
ramo misto delle Scienze del Turismo, ovvero una interfacoltà tra Lettere e Filosofie
ed Economia e Commercio. Grazie a questo percorso universitario ho affinato le
mie capacità di ricerca, e successivamente ho effettuato un grosso lavoro di
grafica e restauro di alcune foto provenienti da diversi archivi fotografici,
venendo in contatto con la realtà della guerra in modo ancora più crudo e
riflessivo. Da questa mia esperienza è nata poi la considerazione che ha dato
il via alla stesura prima del progetto di Tesi e poi del primo libro, I caduti di pietra, della collana Campania 1940-1943. Tra l'altro una borsa di studio,
vinta senza nemmeno saperlo (!), mi ha permesso di andare a fare ricerca per
diversi giorni a Roma, dove ho acquisito ulteriore materiale utile per
continuare il percorso intrapreso: studiare e riportare all'attenzione i danni,
le distruzioni e le violenze subite dal nostro patrimonio artistico.
L'idea
è nata quando ho iniziato a sistemare le foto storiche di cui ho parlato prima,
proprio durante il periodo di tirocinio universitario. Visionavo foto di
monumenti, statue, palazzi storici, archi trionfali e altre strutture avvolte
da impalcature tecnicamente chiamate "incastellature o blindamenti",
installate per proteggere i beni culturali dalle bombe. Soprattutto le statue,
all'interno di chiese e musei, mi hanno veramente colpito. Ho sempre avuto la
sensazione di osservare civili impauriti accovacciati dietro sacchi di sabbia,
trincee appunto, nella speranza di sopravvivere alla furia della guerra. Emblematico
il gruppo scultoreo del Mazzoni, il Compianto
sul Cristo morto, conservato presso la bella Chiesa di Sant'Anna dei
Lombardi a Napoli. Nelle foto visionate, tutte le statue del gruppo erano
avvolte, incastellate, protette, e rendevano una pietosa idea di sofferenza, di
angoscia, forse addirittura di terrore. Sono stato illuminato da queste
immagini, e ho pensato di dar voce a queste pietre che sono cadute come i
soldati e gli inermi civili. E' nata così una ricerca che ha sovvertito diverse
mie convinzioni, e ha ribaltato il modo di raccontare quelle tragedie,
snellendo la solita noiosa solfa strategico-politica che spesso allontana i
lettori.
3) Ci parli del tuo percorso
editoriale? Come fai per promuovere il tuo libro?
Beh,
prima di pubblicare il libro ho ovviamente avviato delle ricerche sull'editoria,
e su come pubblicare un testo da scrittore "emergente". Mi sono
subito reso conto che non avrei avuto alcuna possibilità con i grandi editori,
troppo attenti al commerciale, e ho deciso praticamente subito di entrare nel
mondo del self-publishing. Alla fine ritengo sia stata una scelta giusta, e ora
sono libero di gestirmi come credo, prendere contatti con scuole, associazioni,
enti e tutte quelle organizzazioni che si sforzano di fare cultura ogni giorno.
Molte di queste tentano di conservare la nostra memoria al meglio, sicuramente
con poche risorse materiali, ma con un cuore fuori dall'ordinario.
Interessantissimo ed inaspettato il percorso nelle scuole. Grazie a chi aveva
letto in anteprima il libro, s'è aperto un canale con gli insegnanti che
richiedono la mia presenza nelle aule per raccontare, attraverso il mio libro,
gli aspetti dimenticati del periodo bellico. Come sai, il mio è un "saggio
storico diverso" perché osserva i fatti dall'inedita prospettiva dei danni
al patrimonio artistico e alle nostre tradizioni, per cui gli studenti sono sempre
attentissimi quando li conquisto con l'episodio dello Stadio Ascarelli. Eh si,
c'entra anche il calcio nel mio racconto, ed in tutte le presentazioni ricordo ai
ragazzi che il Calcio Napoli aveva uno stupendo stadio di proprietà prima della
guerra, l'Ascarelli appunto, che purtroppo abbiamo perso a causa dei
bombardamenti. Ricordo con piacere, e con grande meraviglia degli insegnanti,
che ho conquistato una platea di bambini delle elementari grazie a questo
episodio, per cui ho dimostrato che la storia interessa tutte le fasce di età,
ed il vero problema è cosa si racconta e come lo si racconta. Non ti dico cosa
accade ogni volta tra napoletani e juventini....ma questa è un'altra storia!
4) Come ti vedi da qui a 5 anni?
Ti vedi uno scrittore di successo? Che progetti hai in futuro?
Di
qui a 5 anni non mi vedo, nel senso che progettare e sognare il futuro va bene,
ma in questo momento sono ben ancorato a terra, e l'unica mia pretesa è
diffondere un po' di cultura storica, far rivivere il nostro patrimonio
culturale attraverso il ricordo e l'informazione, e magari riuscire a coprire
le spese per continuare a scrivere. Pretese basse? No, semplicemente impegno
serio focalizzato sulla collettività. Ora penso a contribuire alla diffusione
di una cultura storica che diviene sempre più carente in Italia (vogliamo
parlare della battuta dell'ultima Miss Italia?), poi "se son rose
fioriranno" diceva un proverbio.
5) Daresti un consiglio ai futuri
scrittori?
Solo
uno. Se sapete di avere la capacità di scrivere in modo normale e
comprensibile, non fermatevi e credete in voi stessi. C'è bisogno di voci
diverse, soprattutto di chi scrive fatti reali e non solo racconti inventati.
L'appiattimento del panorama culturale non è dato da internet, che secondo
alcuni concede la voce a tanti stolti, ma in verità è dato dalla caduta
verticale dei lettori e dall'offerta oramai relegata a libri-film che vendono, e
quindi all'annoso problema dell'editoria che non investe. Chi parla di
"stolti o di ignoranti che si autopubblicano", evidentemente ha paura
della concorrenza e dimentica il ruolo del lettore. Se nel mio libro vi fossero
strafalcioni da analfabeta, secondo voi potrei ancora continuare a fare
presentazioni o a vendere il libro? Il problema è tutto qui. Se emergono altri
scrittori normalmente capaci (nessuno mette in dubbio le capacità di alcuni
geni della letteratura), sta a vedere che molti libri commerciali iniziano a
vendere di meno? Sta a vedere che i lettori iniziano a capire che si possono
leggere anche libri più interessanti di quelli che vengono normalmente
pubblicizzati ? Mah, a me il dubbio
viene....
Grazie a Giuseppe per l'intervista e in bocca al lupo per tutti i suoi progetti!
Roberto Leone
- Ruel
Per non perdere neanche un'intervista, segui Storici&Salottiere su Facebook! Inoltre vi ricordiamo che abbiamo indetto un concorso, La città che vorrei. Trovate tutte le informazioni qui.
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