domenica 10 maggio 2015

Editoriale n. 5: Giorno della Vittoria

Sono finiti i festeggiamenti per la Giornata della Vittoria, che il mondo occidentale festeggia l'8 maggio mentre quelli orientali il 9 (per un mero problema di fuso orario. E noi, per problemi di fuso orario, lo scriviamo il 10… ok, no, è solo una scusa perché ora sto trovando un po' di tempo di scriverlo.

Cosa si festeggia?


La resa incondizionata della Germania nazista, che dopo poco meno di sei anni decide di capitolare. Oggi, quel giorno, non significa sostanzialmente un tubo. Non so neanche se qualcuno effettivamente fosse a conoscenza di quello che si è commemorato. Cercherò di spiegarvelo, ma per farlo ho bisogno non solo che leggiate attentamente, ma che seguiate le mie istruzioni alla lettera.
Immaginate. Siete nel 1945. Da sei anni vivete nel terrore più cieco e nella fame più nera. Il giorno, dovete fare la fila per avere un pezzo di pane. La notte, dormite vestiti, perché quello è il momento migliore per la pioggia di bombe. E questo per sei anni. SEI. Ogni mattina vi svegliate ringraziando Dio che non siete morti sotto le macerie della vostra casa, ringraziate di non aver perso i vostri figli o fratelli o sorelle o madri o nonni. Per ripiombare di nuovo nell'angoscia, perché vi aspetta una giornata di merda all'insegna della ricerca disperata di cibo, perché non sapete cosa sta facendo il vostro fidanzato al fronte. Magari è morto, e voi non lo sapete. Se avete vissuto in Gran Bretagna, siete stati leggermente più fortunati, ma qualunque altro paese ha conosciuto l'occupazione nazista, il loro metodo di distruggere e umiliare. E se siete stati in Italia, avete conosciuto la crudeltà Alleata e la scellerata voglia di violenza degli eserciti coloniali. Se siete stati in un paese dell'Europa dell'Est… beh, poveri voi, mi dispiace.
L'8 maggio, tutto questo è finito. La Germania si è arresa. Piazze in festa, gente che si abbraccia, che si bacia, che festeggia. Ma ora viene il bello. Bisogna ricostruire. Sopravvivere. Andare avanti, perché sconfiggere i tedeschi è solo il primo passo per tornare a vivere. Se proprio non riuscite a figurarvi tutto ciò, provate a leggere il primo capitolo di Harry Potter e la Pietra Filosofale. Il criterio è lo stesso: il male che attanaglia il mondo magico viene sconfitto, la speranza ritorna e la gente non sa più nemmeno come festeggiare.
L'8 maggio, o il 9, è la speranza che il mondo può essere migliore, che il male può essere effettivamente sconfitto. L'8 maggio è un nuovo inizio.

Che cosa è cambiato da allora?

In Europa non ci sono più guerre da allora, ma altrove si combatte, si uccide, si mutila, si stupra e si fa la fame. In paesi non distanti da noi ci sono bambini che impugnano i fucili e lottano per un futuro, c'è chi scappa per trovarlo dove non si combatte, e spesso trova più merda di quanta ne abbia lasciata dietro.
La Giornata della Vittoria deve essere un momento per ricordare i sei anni d'inferno che il nostro territorio ha vissuto, per comprendere ciò che sta succedendo altrove. E, magari, fare del nostro meglio per intervenire.

- Ruel

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