sabato 19 novembre 2016

Un film per il weekend: PASOLINI





Pasolini (regia di Abel Ferrara, 2014) è un film che ripercorre le ultime ore storiche della vita del celebre scrittore, affrontando tutti i tratti più salienti e controversi di un uomo così profondamente fedele al suo radicale intento di sconvolgere e scandalizzare.
Sono in luce i suoi ultimi tentativi di comunicare il crollo di un'epoca e di una società, dell'umanità sulla quale essa si regge e insieme a questo è delineata una venale paura: il sentimento quasi premonitorio del poeta di essere in pericolo di vita, al punto da lasciare senza parole un'intervista appena iniziata.

Cosa cerchi esattamente di mettere in luce questo breve film non mi è chiaro, è però buona la resa di un quadro complessivo che si dirama in tutti quegli aspetti che occupavano una mente così poliedrica ed impegnata; il film cerca di spiegarsi ma non di farsi capire, mostra sequenze completamente dissociate dalla trama che diventano autonomi camei ispirati ad alcuni dei racconti presenti nell'ultimo famigerato romanzo postumo "Petrolio", e in quello che sarà il mai realizzato film "Porno-Teo-Colossal". Uno dei messaggi più ridondanti nella complessiva riunione dei toni proposti, è senz'altro la visione di una società sull'orlo di un decadimento, la semplicità di un popolo (che probabilmente ritrovava soltanto nell'idea che aveva delle borgate romane degli anni '50) che si sta lasciando inglobare da un capitalismo radicale. Ormai non vi sono più orme di un passato "libero" dalle logiche economiche, tutto è comprato, tutto è merce e tutto è in vendita: l'annuncio insomma di quella che sarà l'epoca del Neo-capitalismo.

Con alle spalle la lettura o la comprensione degli ultimi scritti ed un minimo di cenni storici riguardo il personaggio, allora il film risulta sensato e interessante ma diversamente può apparire lento, enigmatico ed inutilmente onirico. Retto da un Willem Dafoe che dà credibilità ad un Pasolini tutto suo: il carattere così marcato dell'attore toglie possibilità alla spersonalizzazione impedendo di immaginare il personaggio: il risultato è, quindi, più che un Pierpaolo, un Dafoe che ne imita alla perfezione i potenziali gesti e caratteri. Un' impresa molto complessa, forse una delle biografie più occulte e intricate che si potesse scegliere di mettere alla luce; nonostante questo il tentativo ardito ripaga nella resa complessiva.


Anche per questa settimana è tutto; potete trovare QUI l'ultima recensione.
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Alison

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